La DIA sequestra 500mila euro in beni a Salvatore Imbornone, presunto boss di Lucca Sicula e ritenuto dagli inquirenti a lungo capomandamento della famigghia di Ribera. Attualmente Imbornone è detenuto nell’ambito del processo Scacco Matto dove è stato condannato a scontare 11 anni di carcere
La Direzione Investigativa Antimafia, nell’ambito delle attività finalizzate all’aggressione dei patrimoni mafiosi, ha sequestrato, ai sensi della legislazione antimafia, beni per un valore di circa 500.000 Euro a Salvatore Imbornone, cinquantunenne, inteso “Toto’ u russu”, di Lucca Sicula, attualmente detenuto, nonché ad altri componenti del suo nucleo familiare.
Il decreto è stato emesso dal Tribunale di Agrigento, su proposta avanzata dalla Procura della Repubblica di Palermo - Dipartimento di Criminalità Economica - sulla base di complesse indagini bancarie e patrimoniali svolte dal Centro Operativo D.I.A. Il Tribunale, condividendo le investigazioni effettuate, ha motivato il sequestro rilevando la mafiosità del soggetto proposto - accertata in molteplici atti processuali - e la sperequazione tra il valore dei beni posseduti e dei redditi dichiarati e l’attività svolta.
Salvatore Imbornone discende da una famiglia con forti tradizioni mafiose. Figlio di Vincenzo, defunto capo della famigghia mafiosa di Lucca Sicula, negli anni è stato ritenuto personaggio di spessore nel sodalizio mafioso del comprensorio saccense, stabilmente inserito all’interno dell’organizzazione criminale cosa nostra.
La sua figura balza agli onori della cronaca nel novembre del 1992, allorquando, nel quadro delle indagini relative agli omicidi di Stefano Radosta e Paolo Borsellino, veniva denunciato alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, insieme ad altri, per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al controllo degli appalti pubblici, commissione di omicidi ed altro.
Il Tribunale di Agrigento, con decreto emesso il 31 maggio 2002, gli irrogava la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 2 anni.
Il 4 luglio 2008 veniva arrestato, unitamente ad altri soggetti, richiesta sempre dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nell’ambito dell’operazione “Scacco Matto”, che disarticolava un’associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata ad acquisire la gestione di attività economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile, turistico e alberghiero, il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata. L’attività d’indagine aveva scompaginato le famiglie mafiose agrigentine di Sciacca, Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago, Sambuca di Sicilia, Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula e del mandamento di Ribera.
Il 18 febbraio del 2010, il Gup di Palermo, nel processo celebrato con il rito abbreviato, scaturito proprio dall’operazione “Scacco Matto”,condannava Imbornone ad anni 11 e mesi 4 di reclusione per associazione per delinquere di stampo mafioso. In particolare, lo stesso veniva ritenuto colpevole di aver rivestito il ruolo di capo mandamento della famiglia mafiosa di Lucca Sicula e Ribera, di aver coordinato le attività degli altri associati, organizzato l’attività di estorsione delle imprese e gestito in prima persona la latitanza del boss Giuseppe Falsone, ritenuto a lungo il capo di cosa nostra agrigentina e arrestato poi a Marsiglia, in Francia.
A suffragare il quadro indiziario, hanno contribuito le dichiarazioni del collaboratore di Giustizia Giuseppe Sardino, che hanno integrato, perfettamente, le indagini espletate.
Tra i beni oggetto del sequestro figurano: magazzini e rustici ubicati a Lucca Sicula, autovetture, conti correnti bancari e libretti di deposito.
Intanto nei giorni scorsi è cominciato il processo in appello per coloro che, nell’ambito del processo “Scacco Matto” erano stati processati con il rito abbreviato. La sentenza è stata impugnata sia dai difensori dei condannati, sia dai pubblici ministeri contrari alle motivazioni che hanno condotto all’assoluzione di 10 persone.
Le udienze proseguiranno nelle prossime settimane.
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
mercoledì 23 febbraio 2011
500mila euro in beni sequestrati ad Imbornone
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