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giovedì 28 ottobre 2010

Sciacca, lo Stazzone frana.. : responsabilità, frangliflutti, porticciolo, progetti, correnti. Il PRP risolverà il problema?

Sono passati più di 30 anni da quando allo Stazzone sono stati collocati frangiflutti e porticciolo. Sarà un caso ma è da allora che le frane si susseguono. Nostro reportage sugli ultimi decenni vissuti nella zona, sulle paure dei residenti ed una domanda: il porticciolo è abusivo o no? E dov’è andato a finire il progetto originario del 1975?


Lo Stazzone continua a franare. Questo è un dato di fatto. Quello che dovrebbe rappresentare il nostro fiore all’occhiello in realtà si presenta in pessimo stato: non si può circolare, né passeggiare, tra un po’ nemmeno risiedere. I lavori di rifacimento della rete fognaria, il cosiddetto Parf, sono tuttora in corso e senza l’allaccio non si potrà mettere la parola fine sulla storica fogna a cielo aperto che si riversa in mare e determina un fetore assurdo, specie durante i mesi della calda estate locale.
Ma torniamo alle frane. Non sembra esserci via d’uscita. Il muro di sostegno continua a cedere anche perché le onde del mare in pratica vanno a sbattere contro lo stesso. Al Comune ma anche in Procura si sarebbe fascicoli e carteggi di vario tipo pronti a testimoniare della situazione.
Per alcuni residenti la colpa delle frane sarebbe da ricercare nella costruzione del porticciolo e dei frangiflutti che hanno “ucciso” quella che una volta era la spiaggia più frequentata di Sciacca. Oggi invece l’arenile è quasi scomparso tanto che, come dicevamo, il mare colpisce direttamente il muro di sostegno.
Dal 1978, anno in cui vennero collocati e realizzati frangiflutti e porticello, ad oggi le frane sono state innumerevoli ed hanno colpito diversi punti e zone dell’area.
Intanto dopo appena due anni, ossia nel 1980, le correnti del mare deviate dalle barriere frangiflutti, fecero sparire la secca che era una barriera naturale di sabbia di circa 2000mq che proteggeva tutta la zona dallo scirocco. Del resto basta andare a consultare qualche foto o cartolina di quegli anni per poter “gustare” della differenza tra allora ed ora.
Nel 1982 il comune di Sciacca fece realizzare una passerella in cemento sulla spiaggia della lunghezza di circa 40 metri nei pressi del civico 93, per proteggere la strada che era già in pericolo frana.
Nel 1984 franò la piazza dove vi era il famoso ristorante “Il Corsaro” (qualcuno sicuramente se lo ricorderà) gestito dal signor Perrone. Una notte il gestore fu costretto a portare fuori l’intero arredo poiché il mare si era infiltrato circa sei metri sotto il ristorante stesso.
Facciamo un balzo al 1996 allor quando una paurosa frana investì l’area compresa tra i civici 50 e 75. Era settembre e crollò tutto il muro di protezione della strada. Fortunatamente nessuno subì conseguenze particolari.
Un anno dopo, 1997, a seguito dei macigni buttati davanti ai civici 50 e 75 per proteggere la strada che 4 mesi prima era crollata, la corrente del mare si spostò e nei pressi del civico 82 furono risucchiati altri 60-80 metri di spiaggia.
Nel 1998 un’altra spaventosa frana colpì lo Stazzone, davanti il ristorante “Il Porticello”. L’autorità giudiziaria a seguito di questo grave episodio fece recintare tutta la zona e la sottopose a sequestro.
Nel 2000, nel periodo delle festività di capodanno, si aprì un’altra frana sempre dinanzi il ristorante tuttora esistente, il mare sfondò la recinzione in lamiera collocata dall’autorità giudiziaria, con danni anche alla strada.
Nel 2002 l’ennesima mareggiata si portò via la scala in cemento posta nei pressi del civico 82 trascinandola su quello che rimaneva della spiaggia.
Nel gennaio 2003, causa sempre le mareggiate, crollò parte del muro di recinzione posto davanti il ristorante mentre a maggio, a circa 50 metri dall’ultima casa dello stazzone, in direzione lido salus, la corrente del mare risucchiò parte dell’arenile e crollò il muro di sostegno della ferrovia che, in parte, era già franato alcuni anni addietro.
Nel 2004, a novembre, franò la strada nei pressi del civico 83 portandosi dietro anche alcune aiuole che vi erano state piantate.
Così, di emergenza in emergenza, si giunge fino ai nostri giorni, a due settimane fa, allor quando l’ennesima frana ha coinvolto il mare di sostegno della strada. E’ stato recintato tutto ma, naturalmente, questo non risolve nessun problema.
Il 6 novembre del 2003 venne convocata una conferenza di servizi avente per oggetto proprio la situazione di pericolo frana presso il lungomare di Località Stazzone. Presenti: il neo assessore Michele Ferrara, allora assessore ai lavori pubblici, il comandante del circomare Fabio Rottino, il geometra Antonino La Porta, l’ingegnere Calogero Foti responsabile dell’ufficio regionale della protezione civile e l’architetto e dirigente del comune saccense Sebastiano Porretta. Venne fatto un sopralluogo, la zona venne interdetta al traffico pedonale e veicolare e si decise di collocare una scogliere per evitare che la zona erosa potesse estendersi ancora.
L’ingegnere Foti segnalò che la causa del fenomeno poteva essere addebitabile proprio al braccio del molo del porticciolo Stazzone realizzato alla fine degli anni ’70 poiché lo stesso impedisce il trasporto e il deposito del materiale solido in prossimità della zona danneggiata dalle frane e, pertanto, ne aveva auspicato la demolizione.
Antonino La Porta, ufficiale dei vigili del fuoco, invece si soffermò sulla precaria stabilità del parapetto antistante l’area ex mulino Cuore e invitò l’amministrazione del tempo a porre in essere tutte quelle misure atte alla salvaguardia e alla tutela dell’incolumità pubblica e privata.
Quanto appena riportato non è di poco conto, anzi. Proprio in quelle parole potrebbero risiedere le cause delle continue frane allo Stazzone.
Significativo per esempio quanto dichiarato anni fa, in aperto contrasto l’uno con l’altro, da una parte dall’ingegnere Giuseppe D’Addato e dall’altra dal geometra Lanza, entrambi erano esponenti del genio civile opere marittime di Palermo.
Secondo Lanza, dichiarazione del 2003, quando vennero fatti i lavori per la posa dei frangiflutti e la realizzazione del porticciolo (1979-1981) non venne eseguito alcuno studio sulle correnti marine. Secondo invece D’Addato, siamo nel 1996, quegli studi non solo vennero fatti ma ne occorrerebbero degli altri per capire meglio come e dove intervenire.
Esistono o no questi studi correntometrici? C’è qualcuno che ha mai acquisito e studiato tutti i progetti, relazioni, studi delle correnti, insomma tutta la documentazione relativa alla realizzazione di questi frangiflutti e del porticciolo?
Tenuto conto che il progetto risale al 1975 e che dunque ad oggi sono passati la “bellezza” di 35 anni, il Comune di Sciacca è o non è in possesso di una copia di questo progetto tale da poter chiarire se il porticciolo sia abusivo o meno?
Se dovesse essere abusivo, chi ha consentito la sua costruzione? E perché? E, nel caso in cui fosse davvero abusivo, non sarebbe il caso di demolirlo come regola imporrebbe?
E a prescindere dal fatto che sia abusivo o meno, è stato costruito tenendo conto di tutte le variabili marine o potrebbe davvero rappresentare la causa di tutte le innumerevoli frane che attanagliano l’area? Le autorità competenti non hanno in programma alcun intervento di verifica?
Anche in questo caso le opinioni sono discordanti: nel 1995 l’allora ingegnere del comune Giuseppe Di Giovanna dichiarò che il porticciolo era abusivo. Stessa opinione espresse, nel 1997, durante una seduta, Agostino Friscia, attuale consigliere comunale. Secondo invece l’ingegnere D’Addato prima, e l’ex vicesindaco Corallino poi il tutto è stato costruito e realizzato in modo regolare.
Basterebbe poco per fugare ogni dubbio ed uscire dalla cerchia delle mere opinioni: occorre recuperare il progetto e prenderne visione.
Come risolvere questo atavico problema? Sicuramente andrebbero fatte delle relazioni geologiche da parte di tecnici qualificati nel ramo onde evitare ulteriori danni ambientali e naturali alla zona e poi procedere a dei lavori di messa in sicurezza e ripristino del lungomare. L’impressione invece è che si continui a “giocare” con una questione che alla lunga potrebbe assumere anche contorni gravi e di rischio per l’incolumità di tutti.
Il fenomeno erosivo è un problema molto complesso e ad ampio raggio e non può essere risolto né con misure palliative né con interventi tampone poiché spesso, se non si effettuano gli opportuni studi, nel tentativo di salvare un tratto se ne danneggia un altro.
La corrente, come dice il nome stesso, corre, si sposta e si muove. Gli amministratori degli ultimi 35 anni invece sono rimasti fermi. Anzi, ancorati.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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