Approvata la scorsa settimana la delibera sugli equilibri di bilancio. Un atto che ha determinato un acceso dibattito. Prosegue lo scontro politico tra le parti mentre anche Coco (Pd) non le manda a dire a Vito Bono e apre il caso di Pandora sui conflitti interni al partito di Bersani. Intanto l’attuale Prg fa acqua da tutte le parti secondo l’ordine degli architetti di Sciacca
Mai si sarebbe pensato che l’approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio, adempimento previsto dalla legge e che offre contestualmente anche l'occasione per una verifica dello stato di attuazione dei programmi, avrebbe determinato un vespaio di polemiche, scontri e seduta fiume in consiglio fino a tarda notte. Invece è stato così. Evidentemente la situazione politica in itinere determina anche queste conseguenze.
19 voti favorevoli, quelli della maggioranza e dei due consiglieri Udc. Si sono astenuti invece gli esponenti del centrodestra. Si è fatto notare come questo provvedimento sia stato sempre votato all’unanimità dall’intero consiglio, tranne quest’anno con l’astensione dell’opposizione.
Si è parlato a lungo della valenza di questa delibera, da una parte la maggioranza ha cercato di far prevalere l’aspetto tecnico della questione, dall’altra l’opposizione a rimarcarne l’importanza politica e a sottolineare, ancora una volta la negatività dell’esperienza Bono, bocciato su tutto il fronte amministrativo.
La manovra e' stata illustrata dall'assessore al ramo Giuseppe Montalbano, uno delle papabili “vittime” del rimpasto da tempo annunciato dal sindaco, che si e' soffermato in particolar modo sui debiti fuori bilancio che ammontano a un milione e 6oo mila euro, coperti per la maggior parte dalla vendita di alcuni beni del comune. Si tratta della pizzeria e del baglio Maglienti. Ma proprio sulle modalita' di inserimento dei debiti fuori bilancio nell'assestamento e sulla loro copertura finanziaria hanno mosso diversi rilievi critici i consiglieri Alonge (Forza Sciacca), Bono ed Emmi (Pdl).
Il Pdino Paolo Mandracchia ha cercato di smorzare i toni difendendo l’operatore degli uffici competenti e puntando il dito contro l’opposizione accusata di essere brava solo a fare polemiche e barricate.
Un altro momento di tensione si è vissuto allor quando il consigliere Fabrizio Di Paola, ex presidente del consiglio comunale, e' andato su tutte le furie quando il sindaco, a conclusione del dibattito, e' intervenuto leggendo una relazione, scritta, che da più parti era stata auspicata ma che, per il fatto che fosse evidentemente preparata prima, è sembrata non tenere conto del dibattito tenutosi nell’aula Falcone – Borsellino.
Diversi gli argomenti di scontro tra le due parti: dalla piazzetta liberta, alla scuola agazzi, alla costruzione dei nuvi loculi.
Pippo Turco ha chiesto le dimissioni del sindaco mentre Bivona e Cognata si sono soffermati su alcune delle mancanze dell’attuale amministrazione. Vito Bono, dal canto suo, ha parlato di offese sistematiche da parte dell’opposizione evidenziando come l'attività della giunta non abbia affatto risentito dei confronti politici all'interno della maggioranza, come qualche esponente dell'opposizione aveva sostenuto precedentemente.
Sia Paolo Mandracchia che Simone Di Paola hanno evidenziato come la salvaguardia degli equilibri di bilancio fosse un punto prettamente tecnico e perciò approvato in passato sempre all'unanimità. L'opposizione aveva lasciato intendere un voto contrario alla delibera, ma poi, dato che due emendamenti da loro proposti erano stati accolti, ha annunciato l'astensione in risposta al segnale di apertura ricevuto dalla maggioranza. Mimmo Sandullo invece, dopo questa apertura, si sarebbe aspettato un voto favorevole. L'Udc ha votato positivamente perché, a detta di Assenzo, la questione tecnica prevale su quella politica in questo caso.
Il consiglio comunale è stato riconvocato per il 7 ottobre. Ma non è tutto. Prima della chiusura dei lavori il segretario del partito democratico Giuseppe Coco ha rincarato la dose esponendosi pubblicamente e facendo capire a tutti come si aspetti a breve il rimpasto della giunta. Ha parlato del patto col sindaco Vito Bono ma anche del patto con gli elettori basato sul programma elettorale. Parole chiare e inequivocabili. Fare in fretta il messaggio. Il rischio è far rallentare la macchina amministrativa e mettere a repentaglio preziosi equilibri. Chiaro l’invito al rispetto degli accordi ma non solo. L’uscita, inattesa, se si considera la difesa ad oltranza dell’amministrazione effettuata da Simone Di Paola e da Paolo Mandracchia, potrebbe essere il sentore anche delle difficoltà interne al partito. Si vocifera di possibili beghe interne tra l’ala guidata da Cusumano e quella capitanata da Coco. Ultimamente le fazioni interne a tutti i partiti sembrano moltiplicarsi. Del resto non è invece notizia nuova il possibile, chiacchierato, probabile, approdo dell’ex senatore verso il partito scudocrociato. Questo non significherebbe uscire dalla maggioranza ma certamente sarebbe l’ennesimo mutamento che la politica adotta, a tutti i livelli, dopo che la gente vota precisi schieramenti. Il Pd saccense, alla vigilia del congresso locale, sembra soffrire di smanie da protagonismo: tutti a sgomitare per un posto al sole con l’unica conseguenza di determinare frizioni, particolarismi, conflitti più o meno palesi e una scarsa coesione che, naturalmente, va a tutto discapito, non solo del partito ma soprattutto della città posto che è proprio il Pd che attualmente sostiene la fetta più grossa della maggioranza politica.
Infine, ma non per ultimo, il problema riguardante il piano regolatore generale. Nei giorni scorsi è stato dato l’incarico di aggiornarlo per portarlo al passo con i tempi.
“No ad un piano regolatore già superato”. Questo è infatti il diktat dell’ordine degli architetti. E il Prg è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Vito Bono che dunque ha la necessità di portarlo presto in aula.
Uno dei problemi del Prg riguarda l'adeguamento alle ultime novità urbanistiche. Basti pensare al resort di Rocco Forte.
Per l'ordine degli architetti il Prg così come è stato elaborato non tiene conto delle direttive del consiglio comunale del 1994. Si chiedeva una riqualificazione mirata del patrimonio edilizio nel centro storico e non la creazione di nuove zone d'espansione, sempre più sovradimensionate.
Tanti i settori attualmente non toccati dal piano: dalla mancanza di aree per i parcheggi all'edilizia economica e popolare, dall'edilizia scolastica alla realizzazione di un nuovo cimitero.
Perché poi prevedere una sovradimensionata urbanizzazione della maggior parte delle aree rurali del territorio?
Dall’ordine degli architetti dunque da un lato proposte migliorative e dall’altro la sostanziale bocciatura del Prg per come è stato pensato fino ad ora. Il Prg è da rivedere secondo gli architetti e da buttare secondo Pippo Turco.
In fondo sono passati soltanto 40 anni dall’ultimo. E serve pensare ancora.
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
giovedì 14 ottobre 2010
Equilibri e bilanci di stagione a Sciacca
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