Il provvedimento di sequestro e' stato emesso dal Tribunale di Agrigento, su proposta avanzata dal Procuratore della Repubblica -Dipartimento di Criminalita' Economica- sulla base di indagini bancarie-patrimoniali esperite dalla Dia, diretta dal Generale di divisione dei Carabinieri Antonio Girone
Continua la lotta alla mafia, lotta che passa anche dal sequestro e dalla confisca dei beni che puzzano di mafia.
900 mila euro sequestrati al santamargheritese Paolo Ciaccio, già coinvolto nell’operazione denominata “Scacco Matto”.
Il Tribunale, facendo proprie le investigazioni condotte, ha motivato il sequestro rilevando "la mafiosita', accertata in copiosi atti processuali, dell'imprenditore e la sperequazione tra il valore dei beni posseduti e/o dei redditi dichiarati e l'attivita' svolta".
Ciaccio e' stato ritenuto un personaggio di fondamentale importanza nel sodalizio mafioso del Belice, stabilmente inserito all'interno dell'organizzazione criminale Cosa nostra.
Gia' il 15 maggio 1994 Ciaccio era stato oggetto di accertamenti, a seguito del ritrovamento, nel suo fondo di Sambuca di Sicilia, all'interno di un casolare, di armi, cartucce e polvere da sparo. Il primo consistente pregiudizio penale di Ciaccio risale all'8 novembre 1994, quando in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip. presso il Tribunale di Sciacca, e' stato arrestato unitamente ad "altri pericolosi soggetti", perche' ritenuti responsabili di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamento ed altro.
Il 4 luglio 2008 e' stato arrestato nell'operazione ''Scacco Matto'' in quanto ritenuto responsabile del reato di associazione di stampo mafioso "finalizzata ad acquisire la diretta gestione di attivita' economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata". L'attivita' d'indagine aveva scompaginato le famiglie mafiose di Sciacca, Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago, Sambuca di Sicilia, Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula e il mandamento di Ribera.
La lotta alla mafia spesso passa anche dalla sensibilizzazione, dal “parlarne sempre ed in ogni luogo” come voleva che succedesse il giudice Paolo Borsellino. E ai fatti di cronaca spesso si uniscono anche dei casi singolari che accendono riflettori anche quando se ne farebbe volentieri a meno dato che in Sicilia esistono ben altri e gravi problemi da risolvere.
In questi giorni è scoppiato il caso “Litfiba”, il gruppo toscano che in concerto in Sicilia è stato accusato di fare propaganda per aver parlato di mafia ed aver tirato in ballo alcuni politici regionali.
I politici italiani sono sempre presenti in ogni manifestazione civile, sociale e religiosa italiana. Esprimono la propria opinione e possono fare e dire quello che vogliono. Invadono i palinsesti della televisione italiana, dal duopolio Rai-Mediaset, come anche quello delle altre tv private. Ne combinano di tutti i colori ma sono sempre al loro posto anche quando vengono accusati di associazione mafiosa o corruzione. Se poi sono alcuni cantanti a esprimere le proprie opinioni e idee sul mondo della politica succede il finimondo. Scoppiano critiche e polemiche infinite.
In un recente concerto svoltosi lo scorso 13 agosto a Campofelice di Roccella (Palermo), penultima tappa della Reunion Tour della band di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, si è parlato sul palco per alcuni minuti dei nostri “amati” politici italiani. In particolar modo Piero Pelù ha esordito salutando il popolo di Trinacria dando poi il benvenuto al concerto “per gli spiriti liberi, a chi crede che Dell’Utri ci ha rotto il c…., giusto per mettere in chiaro subito le cose”.
Il bravissimo e simpatico cantante rock fiorentino, Piero Pelù, ha poi proseguito il discorso dichiarando: “per chi è contro i mezzi di distrazione di massa” concludendo con “benvenuti nello stato libero di Litfiba”. Poi durante il concerto è stata fatta entrare una bara con la scritta “Gelli” e il 48enne rocker italiano ha commemorato la morte della loggia massonica P2 in cui, si dice, figurasse anche l’attuale presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, settori deviati dei servizi segreti italiani e tanti altri politici e uomini delle forze dell’ordine.
Pelù dinanzi la finta bara di Gelli ha affermato: “Partecipano al suo dolore la mafia siciliana, la ‘ndrangheta calabrese, la camorra napoletana, il vostro conterraneo Marcello Dell’Utri, e naturalmente papi-Silvio Berlusconi. La P2 è morta. Viva la P3!”. Il pubblico è andato in delirio e sul web i commenti positivi per il gruppo rock italiano si sprecano. Ma lo spettacolo dei Litfiba non è affatto piaciuto all’assessore alla Cultura e alle politiche giovanili della Provincia di Palermo, Eusebio Dalì. Il 34enne esponente del Pdl-Sicilia di Micciché era tra il pubblico.
In una nota l’assessore ha invitato il mondo politico siciliano a boicottare il gruppo Litfiba, evitando d’ora in avanti di farlo esibire nell’isola. E’ un caso che cantanti come Fabri Fibra o Litfiba, che vanno contro il sistema politico dominante, non hanno per niente spazio nella nostra tv? Ecco uno stralcio della nota dell’assessore siciliano.
“I Litfiba hanno offeso l’intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti, che sanno ascoltare buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici. Pelù ha lanciato delle invettive contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, accusando lui e i suoi più stretti collaboratori di collusione con la mafia, denigrando il popolo siciliano”. Infine ha rivolto un appello ai Litfiba per chiedere scusa alla Sicilia e ai siciliani.
Poveri Litfiba. Non sapevano che in Sicilia la diversità di pensiero fosse bandita dalle legge delle 3 scimmiette non vedo-non sento-non parlo?.
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
giovedì 26 agosto 2010
Mafia e sensibilizzazione: sequestro di beni e il "caso Litfiba"
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1 commento:
Grazie della notizia.
Sono sempre stato un sostenitore dei Litfiba...già in anni precedenti ne parlarono della p2 e vennero fortemente boicottati.
Massima solidarietà ai Litfiba che hanno il coraggio di unire alla musica e al divertimento un pò di sana memoria storica e di controinformazione politica.
saluti
Andrea
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