Che l’agricoltura siciliana, provinciale e locale sia in crisi non è più una novità. Tutti gli operatori del settore però si chiedono per quale motivo, nelle stanze dei bottoni, si sia decisa la fine, la morte del comparto. I piccoli proprietari di aziende agricole, spesso a conduzione familiare denunciano: “vogliono costringerci a vendere i nostri terreni alle grandi multinazionali svalutando il nostro lavoro e il nostro patrimonio. Dove andremo?” L’invito a non cedere alla forza economica delle multinazionali giunge anche dai Comitati Spontanei della regione.
"E' un eufemismo dire che sono arrabbiato per il modo in cui il governo nazionale sta trattando la crisi dell'agricoltura siciliana. I rimpalli parlamentari sulle quote latte sono un lato della medaglia.
Dall'altro lato c'e' il no alla defiscalizzazione degli oneri previdenziali per gli agricoltori, un provvedimento che, se inserito in Manovra, avrebbe portato un sollievo, seppur parziale, alla gravissima crisi del settore in Sicilia". Lo ha detto Titti Bufardeci, assessore alle risorse agricole della Regione siciliana. "Interessi da bottega, anzi da stalla - continua Bufardeci - stanno prevalendo su piccole norme di buon senso come quella sulla defiscalizzazione. L'agricoltura siciliana sta affondando nel totale disinteresse del governo nazionale. E' l'ennesima dimostrazione di una politica economica con la bussola verso Nord e poca, pochissima attenzione allo sviluppo del Mezzogiorno". E’ quello che denunciano gli agricoltori da tempo, provati da mesi di scioperi e invasioni pacifiche di trattori a Palermo e a Roma. Allora che fare? Non si può contestare il governo centrale da un lato ma continuare ad appoggiarlo e sostenerlo dall’altro, seppur i rapporti non siano più floridissimi.
I problemi per il settore non mancano ed alle porte sta per arrivare la nuova stagione agricola con tutto quello che ciò comporterà. La moratoria con il mondo del credito, lo sblocco delle risorse per le accise sul carburante stabilito dalla legge finanziaria regionale, il confronto con Serit e Inps per i debiti del settore e la fiscalizzazione degli oneri sociali. Sono questi i temi della riunione che si e' svolta a Palermo, nella sede dell'assessorato regionale alle Risorse agricole, alla presenza di Titti Bufardeci, assessore regionale al ramo.
"E' necessario affrontare rapidamente questi temi - spiega Bufardeci - per dare una risposta concreta alla grave crisi dell'agricoltura siciliana. Con la risoluzione di questi temi, avremo compiuto un passo avanti nel garantire la ripresa della redditività delle imprese agricole, che come tutti sanno, in Sicilia, sono nella stragrande maggioranza a conduzione familiare. Sono oltre cinquantamila le aziende siciliane che rischiano il fallimento". Oltre a tutte quelle che sono già fallite nel corso degli ultimi anni. Famiglie, agricoltori da generazioni, abbandonate al loro destino. La crisi giunge da lontano. Colpa della globalizzazione secondo qualcuno, delle importazioni secondo qualcun altro: importazioni che premiano il risparmio a dispetto della qualità, elemento fondamentale invece delle produzioni autoctone.
"Altro punto che dovra' essere affrontato in tempi brevi - dichiara il consulente dell'assessore regionale alle Risorse agricole, Santo Bono - e' la scommessa delle energie rinnovabili per le aziende agricole. Ad esse va concessa la possibilita' di una corsia prioritaria per l'accesso alla produzione di energia pulita sino a 200 kw, poiche' sino a tale soglia l'energia generata e' considerata un vero e proprio reddito agricolo".
Intanto attraverso un decreto regionale e' stato stabilito il periodo vendemmiale per la campagna 2010/2011. La raccolta delle uve destinate alla vinificazione potra' iniziare il primo agosto per terminare il l0 novembre, con una prorogato al 10 dicembre solo per le uve da tavola da trasformare in mosto per la produzione di succhi d'uva. Le fermentazioni e rifermentazioni potranno svolgersi esclusivamente dal primo agosto e termina il 30 novembre 2010, fatta eccezione per quelle effettuate in bottiglia o in autoclave per la preparazione dei vini spumanti, dei vini frizzanti e dei mosti parzialmente fermentati frizzanti, nonche' per quelle che si verificano spontaneamente nei vini imbottigliati. Sono consentite le fermentazioni sino al 31 marzo 2011, per la preparazione dei vini "Moscato di Pantelleria" e "Passito di Pantelleria" per i quali e' consentita l'eventuale aggiunta, anche dopo il 30 novembre, di uva appassita al sole,come da disciplinare di produzione. Il calendario regionale della vendemmia e' stato firmato da Bufardeci dopo la diffusione delle previsioni di Ismea. Nel documento dell'istituto di statistica del ministero delle Politiche agricole, si legge che a differenza delle altre regioni del Sud, la Sicilia si presenta alla vigilia della nuova campagna con previsioni di produzione in calo rispetto allo scorso anno. Sull'andamento della vendemmia influiranno le condizioni meteo della primavera. Saranno da valutare inoltre anche la forte adesione alla vendemmia verde alla quale si aggiunge l'abbandono, con premio, dei vigneti. Sono stati circa 10.000 gli ettari per i quali e' stata accolta la domanda di vendemmia verde e questo potrebbe togliere dalla produzione, potenzialmente, circa un milione di quintali di uva. A questo si aggiunga il fatto che negli ultimi due anni i vigneti siciliano, grazie alle estirpazioni con premio, si sono ridotti di oltre 5.000 ettari. Buone, comunque, le aspettative sulla qualita' delle uve, cosi' come e' buono lo stato di salute dei vigneti.
Sempre a proposito di vigne e vini, ammontano a 11,6 milioni di euro i fondi regionali destinati a quelle aziende che decideranno di riconvertire i loro vigneti.
Alla luce dei problemi dell’agricoltura ma anche di tutti gli altri settori della vita economica e produttiva regionale suonano come un monito le parole di Raffaele Bonanni, segretario nazionale della Cisl: "Questa è un'isola che va male su tutto. L'unico modo per correggere questo andamento è trovare una formula che metta insieme il più possibile le forze politiche, che devono trovare coesione e soprattutto responsabilità. Serve un programma essenziale di gestione". Lo ha affermato a margine di un forum antimafia organizzato dal sindacato a Palermo, a proposito della situazione politica in Sicilia.
"La mafia si inserisce nei vuoti di poteri e di legalità. Per contrastarla non servono clamori e divisioni, ma posti di lavoro vero. La politica che è lontana dagli interessi della gente - ha aggiunto - presta il fianco alla pressione mafiosa".
E sicuramente far fallire altre 50mila aziende agricole del territorio non è un buon viatico per salvare la Sicilia dalla criminalità e dalla disoccupazione.
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
lunedì 2 agosto 2010
Agricoltura siciliana sull'orlo del fallimento
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