Manifestazioni, raccolte di firme, appelli, gruppi su Internet: l'Italia che non ci sta inizia a muoversi seriamente contro la norma Alfano. Che con la scusa della privacy censura il giornalismo giudiziario, mette al sicuro le cricche e avvantaggia la mafia
Mentre il ddl Intercettazioni continua la sua corsa alla commissione Giustizia del Senato, il movimento di protesta contro l'ennesima legge vergogna raduna le energie. Le associazioni, i gruppi, i sindacati e le altre forze che hanno animato negli ultimi tempi la protesta civile si sono mobilitate per dire ancora una volta "no" al provvedimento che metterà un bavaglio alla giustizia e all'informazione italiana.
L'appuntamento per manifestare contro la nuova legge è fissato per venerdì 21 maggio: alle 14 in piazza Montecitorio, a Roma, inizierà un sit-in di protesta proprio davanti al Parlamento. Durante il sit-in sarà allestito uno speaker's corner dal quale ciascuno potrà esprimere il proprio dissenso, mentre i manifestanti si presenteranno all'appuntamento imbavagliati. Oltre all'evento di Roma si stanno moltiplicando le proteste contemporanee nelle altre città d'Italia: sul sito del Popolo Viola è già possibile trovare informazioni su Savona e Cagliari e nelle prossime ore altre ne arriveranno.
L'avvicinamento alla protesta "reale" è stato preparato attraverso raccolte firme diffuse su vari spazi online. Il fulcro della mobilitazione è il sito No Bavaglio che ha già raccolto oltre 76mila nominativi su un appello redatto, tra gli altri, dal costituzionalista Valerio Onida. Altre sottoscrizioni importanti sono state aperte sul sito della edizioni Laterza e su quello dell'associazione Articolo 21.
A questi siti "stand alone" devono poi aggiungersi i tanti gruppi su Facebook che stanno raccogliendo il malcontento diffuso in rete. Non bisogna infatti dimenticare che il ddl intercettazioni prevede una forte limitazione della libertà di manifestazione del pensiero in rete attraverso l'arma dell'obbligo di rettifica: blogger e semplici utenti dei social network sono insomma colpiti in prima persona da questa legge. Proprio il pericolo di un bavaglio su tutto il web ha portato alla nascita di nuove pagine su Facebook, ma anche alla nuova mobilitazione dei gruppi che avevano già animato la protesta nei mesi scorsi. Oltre alla popolata pagina di
No Bavaglio è nato il gruppo per la pubblica resistenza contro il ddl intercettazioni. Intanto sia il Popolo Viola con i suoi 260 mila iscritti che la Valigia Blu con altri 10mila hanno confermato il loro sostegno alla protesta. Beppe Grillo ha invece annunciato la sua "indifferenza civile" e di non avere intenzione di lanciare una nuova campagna contro questa legge: si "limiterà" a non rispettarla. Oltre ai movimenti nati sul web, la protesta è sostenuta con forza da sindacati e associazioni. Editori della Fieg e della Aie, giornalisti della Fnsi, magistrati dell'Anm e persino gli ambientalisti di Legambiente che parlano di "un regalo alle ecomafie". Tutti insieme contro il bavaglio.
(20 maggio 2010)
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