La San Leon Energy ha avuto il permesso da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, quello guidato fino a pochi giorni fa dal ministro Scajola, di eseguire ricerche di idrocarburi nel mare di Sciacca, Selinunte e Menfi.
Il Sito, denominato D354 CR SL, è esteso 482 Kmq e va da Selinunte alla foce del Verdura mentre la distanza dalla costa minima è di 2 Km ( il punto più vicino è capo San Marco), ed il sito di esplorazione è parallelo alla costa e si allontana da essa per massimo 12 miglia.
Eventuali piattaforme saranno ben visibili dalla costa (una bella vista dei templi di Selinunte con pozzo petrolifero), e potenzialmente raggiungibili a nuoto.
L'area è piena di riserve naturali, banchi corallini, zone archeologiche e zone di pesca.
Stiamo parlando naturalmente di una zona vulcanica (isola Ferdinandea, Vulcano Empedocle), e le perforazioni potrebbero interferire con i fenomeni vulcanici secondari, basti pensare alle proprietà termali di cui il nostro territorio è colmo.
Lo spazio di mare in vicinanza delle piattafarme è interdetto per un raggio di molti km:
questo comporterà zone vietate alla pesca ed alla balneazione. Potrebbe dunque trattarsi di una mazzata clamorosa per due comparti già in crisi: quello della marineria e quello turistico. Affacciarsi a Capo San Marco e vedere una piattaforma petrolifera non è sicuramente turisticamente appetibile né per vacanzieri della domenica né per possibili futuri costruttori di resort.
Le trivellazioni, se venisse scoperto il petrolio, inizieranno entro 48 mesi dalla chiusura del procedimento autorizzativo mentre l'ultimo passaggio burocratico mancante è l'ottenimento della Valutazione di Impatto
Ambientale. Il termine ultimo per la presentazione delle osservazioni alla VIA è il 30 Maggio! Quindi, conti alla mano, mancano solo 15 giorni per fare le dovuti osservazioni. Gli uffici sono stati allertati?
A quanto pare nello studio ambientale redatto dalla San Leon Energy, non viene valutato l'impatto delle trivellazioni e dell'emungimento del petrolio ma solo quello dell'esplorazione con i geofoni e con la airgun.
Non viene inoltre fatta menzione ai banchi di corallo ed al fatto che la zona è altamente
sismica e che vi sono presenti vulcani. Il corallo, tra l’altro, è in fase di rinascita.
Il procedimento risale al 7 marzo del 2008 ed ha avuto vari passaggi mentre è arrivato al Comune di Sciacca il 3 maggio 2010.
Com'è possibile, dato che il procedimento è iniziato ben 2 anni fa, che la popolazione sia
venuta a sapere di tutto solo grazie ad un associazione di promozione sociale, l’altrasciacca, a soli 15 giorni dalla scadenza dell'ultimo passaggio burocratico?
La richiesta di verifica di assoggettabilità ambientale e l'inizio del periodo di 45 giorni per
presentare le osservazioni, è iniziato il 14 Aprile del 2010.
Come mai è stata protocollata l'istanza al comune solo il 3 Maggio, ben due settimane dopo?
Come mai l'istanza è indirizzata “Al Responsabile Affissioni dell'Albo Pretorio” e non
agli uffici competenti?
Perchè nell'Oggetto dell'istanza non c'è scritto che è contenuta una richiesta di
osservazioni alla VIA?
Come mai, contrariamente a quanto scritto in Gazzetta Ufficiale, la documentazione
della VIA non è pubblicata sul sito del Ministero dell'Ambiente?
Ma non è tutto. Vi sono altre due richieste (D35GR H) e (D36 GR H) per ricerche petrolifere a largo di Sciacca a nome della Hunt Oil Company. Di che si tratta?
Che senso ha investire centinaia di milioni di euro per lo sviluppo turistico e vanificare tutto
con piattaforme petrolifere sulla costa?
Il meridione della Sicilia è letteralmente pieno di concessioni, anche a Marettimo,
Lampedusa, nonché gli ultimi giacimenti scoperti nel pieno delle Isole Egadi. Che fare?
L’associazione L’AltraSciacca ha invitato tutti, cittadini e politici locali, regionali e nazionali, a prendere posizione sulla vicenda. Il Presidente del consiglio comunale di Sciacca Filippo Bellanca ha già annunciato la convocazione di un consiglio comunale straordinario da svolgere, durante la stessa giornata, anche nei comuni di Menfi e Castelvetrano. Obiettivo capire come muoversi e cosa fare. La vicenda, com’era preventivabile, ha suscitato la pronta reazione di associazioni, comitati, politici e singoli cittadini.
Ignazio Messina, ex sindaco di Sciacca e oggi esponente di spicco a Roma dell’Italia dei Valori, ha già presentato un interrogazione parlamentare al ministro dell’ambiente nell’attesa di capirne di più.
WWF, Legambiente, Italia Nostra e tanti altri sono già sul piede di guerra. A nostra insaputa, all’insaputa di tanti cittadini del territorio agrigentino nonché dei saccensi, erano quasi pronti a sventrare l’ambiente marino, corallino, termale e costiero della zona. Il tempo stringe ed è doveroso da parte di tutti comprendere appieno l’importanza della questione e prendere gli opportuni provvedimenti. In gioco naturalmente non solo la bellezza del paesaggio ma anche se non soprattutto il futuro economico e sociale dell’area.
In un momento per il quale la gente sembra essersi distaccata e disinnamorata della cosa pubblica, è giunta l’occasione di tornare a chiedersi cosa stanno facendo del nostro futuro e riprenderlo in mano. Prima che sia troppo tardi.
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
sabato 22 maggio 2010
La marea... nera
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento