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lunedì 22 settembre 2008

Tornare a scuola. Un evento traumatico

Come volevasi dimostrare. Alla prima campanella che segna il rientro a scuola di tutti gli scolari saccensi, il traffico cittadino è andato letteralmente in tilt. Specie nelle ore che coincidono con l’entrata o l’uscita dagli edifici scolastici è impossibile raggiungere celermente il proprio luogo di lavoro o magari semplicemente la propria abitazione. Le aree maggiormente disagiate risultano essere quelle della Perriera, nella quale confluiscono numerose autovetture a causa della presenza delle tante strutture scolastiche, quella della zona di Sant’Agostino e quella di via De Gasperi. Ogni anno ci ritroviamo puntualmente nella medesima condizione che costringe molti cittadini ad estenuanti mattinate per far sì di evitare il traffico onde raggiungere prima il proprio punto di arrivo giornaliero. I disagi, è chiaro, non riguardano solamente i saccensi ma anche i giovani studenti pendolari che affollano sempre di più i nostri istituti. Per loro difficile arrivare per l’orario previsto alla propria scuola di appartenenza. Quasi tutti gli utenti-studenti provenienti con i bus dai paesi dell’hinterland vengono “lasciati” lungo la discesa di via Agatocle la quale risulta essere la nostra vera ed unica “stazione” di partenza e di arrivo. Da lì poi si presenta dinanzi a loro un bivio: recarsi a piedi presso la propria scuola o usufruire dei servizi navetta offerti dai locali autobus urbani. Ebbene, in entrambi i casi arriveranno in ritardo. Se a tutto questo aggiungiamo che la prossima stagione invernale è ormai alle porte, il quadro che si presenta non appare sicuramente dei migliori. Il freddo, il vento, la pioggia si andranno a sommare ad una situazione già difficile da gestire e lo stesso problema riguarda inoltre tutti quei numerosi saccensi, pendolari per lavoro o studenti universitari, che dalla stessa zona attendono i bus che li portano verso il nostro capoluogo regionale o provinciale. Sciacca manca di una stazione di arrivo e partenza per gli autobus e questa situazione si complica di anno in anno non riuscendo a trovare una concreta e valida soluzione. Se pensiamo che, a tutti questi fattori, si aggiungono il caro-libri, il caro-benzina ed il caro-biglietti non c’è di che stare allegri. Uno studente che, dai paesi limitrofi, decide di seguire la propria crescita culturale a Sciacca o un giovane saccense che raggiunge Palermo per recarsi all’Università, spende ogni giorno come minimo cinquanta euro tra biglietti di andata-ritorno degli autobus, le spese per il proprio sostentamento alimentare e piccoli acquisti (penne, block-notes, colori, matite) che possono servire per la scuola. E lo scenario non cambia nemmeno se si ritiene più conveniente utilizzare la propria auto: il pieno del carburante, il traffico, il consumo giornaliero dell’autovettura, gli stessi rischi ai quali si può incorrere al volante non valgono la candela. Spesso inoltre le spese a cui ogni famiglia deve ottemperare non è pari al servizio offerto all’utente così scavando più a fondo si scopre di autobus che lasciano a terra studenti e lavoratori perché non hanno più posti, si scopre di autobus che si fermano lungo il tragitto perché ormai troppo vecchi per tenere il passo dei flussi umani, si scopre di autobus sporchi e senza aria condizionata, si trovano strade lungo le quali è matematicamente impossibile non trovare buche o perdite idriche, si spera in parcheggi che siano comparsi magari durante la notte, ci si allena, di conseguenza, giornalmente a veloci e pericolosi pit-stop lungo il ciglio delle strade o nella lotta libera della fermata selvaggia, tutto questo mentre guardiamo incessantemente l’orologio per contare i minuti e poi le ore del nostro ritardo pregando che ancora una volta non scambino la nostra quotidiana tragedia per le solite scuse da bamboccioni ed assenteisti.
E allora cosa e come fare? Siamo nella speranzosa attesa che chi di dovere ci risvegli da questi incubi diurni e ad occhi aperti. Domani è un altro giorno.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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