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lunedì 7 febbraio 2011

Politica, lavoro e relazione annuale a Sciacca

Si farà il referendum per il passaggio di denominazione da Sciacca a Sciacca Terme. Ma la settimana è stata bollente a cause delle polemiche tra l’assessore Sabella, Simone Di Paola e Franco Zammuto circa le tematiche del lavoro. E intanto a giorni verrà firmato l’ennesimo protocollo d’intesa. Servirà a qualcosa?

Il dibattito politico a Sciacca sta per registrare una delle sue fasi più cruciali. Infatti è ormai alle porte la discussione in consiglio comunale della relazione annuale del sindaco Vito Bono per fare il punto su cosa si è fatto e cosa rimane da fare, e per verificare la messa in pratica del programma elettorale che lo ha condotto alla sonora vittoria al primo turno.
Dai banchi dell’opposizione ( e da qualche dissidente interno al Pd) sicuramente non mancheranno le tiratine d’orecchie, più o meno violente. Le questioni sul tavolo sono comunque sempre le stesse: le problematiche dell’agricoltura, le condizioni delle strade rurali e periferiche della città, i disservizi della Girgenti Acque, alcuni ritardi nei lavori pubblici (basti pensare al cantiere perennemente aperto in via Licata e al lunghissimo iter che condurrà, entro questo secolo, all’attivazione del depuratore), la chiusura e l’abbandono del mercato ittico, i molti progetti finanziati e annunciati nei mesi scorsi ma sui quali ancora non si vede nessuna posa della “prima pietra”, la vetustà delle condotte fognarie e infine, ma non per ultimo, il disinteresse pressoché totale verso il mondo dello sport di ogni genere e grado, abbandonato al proprio destino (a proposito, non si parla più nemmeno della realizzazione del palazzotto dello sport).
E’ chiaro che nessuno ha la bacchetta magica e che in tempi di federalismo, le risorse non solo continuano a scarseggiare ma rischiano di ridursi sempre di più. Quindi, a maggior ragione per questo motivo, andrebbero limitati gli sprechi di denaro pubblico…
Dai banchi dell’opposizione è quasi sempre il consigliere comunale autonomo ed indipendente Pippo Turco ad alzare i toni della discussione mentre il neo assessore Fabio Leonte sembra essere diventato il vero punto di riferimento della squadra assessoriale voluta da Vito Bono.
Durerà? Può darsi anche se è lecito attendersi nuove richieste e movimenti. Le sedie dell’aula consiliare Falcone – Borsellino continuano ad essere parecchio mobili: chi si sposta in maggioranza, chi se ne va all’opposizione, chi è indipendente e un po’ sta con gli uni e un po’ con gli altri. Insomma come si suol dire la questione è in itinere.
La settimana scorsa lo scontro politico si è fatto particolarmente aspro a causa del duello mediatico tra l’assessore al personale Alberto Sabella (Fli) e il capogruppo del Partito Democratico Simone Di Paola. Tra i due litiganti si è inserito anche il segretario cittadino della CGIL Franco Zammuto, anche lui adirato con Sabella. Motivo del contendere le dinamiche del lavoro a Sciacca. Da un lato si è chiesto, nel limite del possibile, di far lavorare e favorire i cittadini saccensi dall’altro si è sottolineato che non si può aggirare la legge e dall’altro ancora si è invocato la stipula di un protocollo d’intesa tra le parti sociali. Giorni di frementi dichiarazioni e poi tutto torna nel silenzio, disoccupati compresi. I protocolli d’intesa sono sicuramente un ottimo veicolo per promuovere la sinergia d’intenti tra più persone ed enti. Ancora più importante è che questi protocolli funzionino e vengano messi in atto.
La questione lavoro a Sciacca è ormai drammatica. La disoccupazione è in aumento, la sicurezza sul lavoro in diminuzione così come i salari, e anche i lavoratori in nero non mancano nonostante i controlli e gli inviti al rispetto delle leggi e dei diritti.
Politica ma non solo. Mentre il gruppo Fli si fa più solido con Carlino, Assenzo e Fruscia, si avvia alla scomparsa il gruppo consiliare dei Leali per Sciacca, un progetto evidentemente al quale nemmeno gli stessi promotori hanno creduto fino in fondo se è vero, com’è vero, che Michele Patti ha, ufficiosamente, aderito a Forza del Sud e che Paolo Gulotta dovrebbe andare al Pd. Resta in bilico Sandullo, in attesa della sentenza del processo Scacco Matto. Anche lui potrebbe aderire a Forza del Sud anche se, la sua storia consiliare di questi mesi, lo aveva descritto abbastanza sodale all’attuale maggioranza. Sembrerebbe strano adesso un suo salto verso i banchi dell’opposizione. Ma del resto in politica così come nella vita tutto è possibile.
Pd, Fli e Mpa alla guida della città di Sciacca. Un progetto che ha in pratica anticipato quello che poi sarebbe successo alla guida della regione siciliana e della provincia di Agrigento. Fli ed Mpa, con l’aggiunta dell’Api di Rutelli, costituiscono inoltre il cosiddetto Terzo Polo che, in Sicilia, potrebbe allargarsi anche all’Idv di Di Pietro ed a Sel di Nichi Vendola. Le dinamiche comunque sono piuttosto variabili ed ogni giorno sembrano registrarsi movimenti o scossoni pronti a scompaginare le carte in tavola.
Sabella, Leonte, Vecchio, Fazio, Ferrara e Brunetto: rimarranno questi fino alla fine gli assessori in carica della giunta capitanata dal sindaco Vito Bono? Si apriranno nuove fasi tecniche? Il sindaco saprà rispondere alle accuse che lo vogliono poco indipendente dai meccanismi della politica?
Intanto durante l’ultimo consiglio comunale si è avuto il via libera dal consiglio di Sciacca alla proposta di delibera riguardante il cambiamento del nome alla città da “Sciacca” a “Sciacca Terme”. Ventiquattro i consiglieri presenti, ventitre i favorevoli, uno astenuto, il consigliere Michele Patti. Quest’ultimo, nel corso di un articolato dibattito, ha posto l’accento ai costi a cui si va incontro con il referendum, che ci sono anche in caso di accorpamento con i referendum nazionali. Patti ha parlato ancora una volta delle difficoltà finanziarie del Comune, della necessità di ridurre le spese e di tantissime situazioni di disagio sociale che si vivono in città, come confermato dai dati diffusi dalla Caritas. Il dibattito è stato quindi incentrato sulla valorizzazione delle Terme, che deve andare al di là del cambiamento del nome alla città. Pur con tutta una serie di distinguo di carattere politico, il punto è passato e adesso la delibera verrà trasmessa alla Regione che deve dare il suo parere e possibilmente fare svolgere il referendum in concomitanza con quelli nazionali, allo scopo non solo di ridurre i costi, ma anche di evitare di non raggiungere il quorum.
Un importante pietra dunque è stata posta lungo l’iter che dovrebbe portare al cambio di denominazione della città, un primo passo, non l’unico, affinché Sciacca torni a promuovere le terme e tutte le risorse che tantissimi altri centri ci invidiano.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

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