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giovedì 26 agosto 2010

Mafia e sensibilizzazione: sequestro di beni e il "caso Litfiba"

Il provvedimento di sequestro e' stato emesso dal Tribunale di Agrigento, su proposta avanzata dal Procuratore della Repubblica -Dipartimento di Criminalita' Economica- sulla base di indagini bancarie-patrimoniali esperite dalla Dia, diretta dal Generale di divisione dei Carabinieri Antonio Girone

Continua la lotta alla mafia, lotta che passa anche dal sequestro e dalla confisca dei beni che puzzano di mafia.
900 mila euro sequestrati al santamargheritese Paolo Ciaccio, già coinvolto nell’operazione denominata “Scacco Matto”.
Il Tribunale, facendo proprie le investigazioni condotte, ha motivato il sequestro rilevando "la mafiosita', accertata in copiosi atti processuali, dell'imprenditore e la sperequazione tra il valore dei beni posseduti e/o dei redditi dichiarati e l'attivita' svolta".
Ciaccio e' stato ritenuto un personaggio di fondamentale importanza nel sodalizio mafioso del Belice, stabilmente inserito all'interno dell'organizzazione criminale Cosa nostra.
Gia' il 15 maggio 1994 Ciaccio era stato oggetto di accertamenti, a seguito del ritrovamento, nel suo fondo di Sambuca di Sicilia, all'interno di un casolare, di armi, cartucce e polvere da sparo. Il primo consistente pregiudizio penale di Ciaccio risale all'8 novembre 1994, quando in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip. presso il Tribunale di Sciacca, e' stato arrestato unitamente ad "altri pericolosi soggetti", perche' ritenuti responsabili di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni, danneggiamento ed altro.
Il 4 luglio 2008 e' stato arrestato nell'operazione ''Scacco Matto'' in quanto ritenuto responsabile del reato di associazione di stampo mafioso "finalizzata ad acquisire la diretta gestione di attivita' economiche ed appalti di opere pubbliche nel settore edile e turistico-alberghiero, il controllo della fornitura di calcestruzzo, automezzi e manodopera specializzata". L'attivita' d'indagine aveva scompaginato le famiglie mafiose di Sciacca, Menfi, Santa Margherita Belice, Montevago, Sambuca di Sicilia, Burgio, Lucca Sicula, Villafranca Sicula e il mandamento di Ribera.
La lotta alla mafia spesso passa anche dalla sensibilizzazione, dal “parlarne sempre ed in ogni luogo” come voleva che succedesse il giudice Paolo Borsellino. E ai fatti di cronaca spesso si uniscono anche dei casi singolari che accendono riflettori anche quando se ne farebbe volentieri a meno dato che in Sicilia esistono ben altri e gravi problemi da risolvere.
In questi giorni è scoppiato il caso “Litfiba”, il gruppo toscano che in concerto in Sicilia è stato accusato di fare propaganda per aver parlato di mafia ed aver tirato in ballo alcuni politici regionali.
I politici italiani sono sempre presenti in ogni manifestazione civile, sociale e religiosa italiana. Esprimono la propria opinione e possono fare e dire quello che vogliono. Invadono i palinsesti della televisione italiana, dal duopolio Rai-Mediaset, come anche quello delle altre tv private. Ne combinano di tutti i colori ma sono sempre al loro posto anche quando vengono accusati di associazione mafiosa o corruzione. Se poi sono alcuni cantanti a esprimere le proprie opinioni e idee sul mondo della politica succede il finimondo. Scoppiano critiche e polemiche infinite.
In un recente concerto svoltosi lo scorso 13 agosto a Campofelice di Roccella (Palermo), penultima tappa della Reunion Tour della band di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, si è parlato sul palco per alcuni minuti dei nostri “amati” politici italiani. In particolar modo Piero Pelù ha esordito salutando il popolo di Trinacria dando poi il benvenuto al concerto “per gli spiriti liberi, a chi crede che Dell’Utri ci ha rotto il c…., giusto per mettere in chiaro subito le cose”.
Il bravissimo e simpatico cantante rock fiorentino, Piero Pelù, ha poi proseguito il discorso dichiarando: “per chi è contro i mezzi di distrazione di massa” concludendo con “benvenuti nello stato libero di Litfiba”. Poi durante il concerto è stata fatta entrare una bara con la scritta “Gelli” e il 48enne rocker italiano ha commemorato la morte della loggia massonica P2 in cui, si dice, figurasse anche l’attuale presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, settori deviati dei servizi segreti italiani e tanti altri politici e uomini delle forze dell’ordine.
Pelù dinanzi la finta bara di Gelli ha affermato: “Partecipano al suo dolore la mafia siciliana, la ‘ndrangheta calabrese, la camorra napoletana, il vostro conterraneo Marcello Dell’Utri, e naturalmente papi-Silvio Berlusconi. La P2 è morta. Viva la P3!”. Il pubblico è andato in delirio e sul web i commenti positivi per il gruppo rock italiano si sprecano. Ma lo spettacolo dei Litfiba non è affatto piaciuto all’assessore alla Cultura e alle politiche giovanili della Provincia di Palermo, Eusebio Dalì. Il 34enne esponente del Pdl-Sicilia di Micciché era tra il pubblico.
In una nota l’assessore ha invitato il mondo politico siciliano a boicottare il gruppo Litfiba, evitando d’ora in avanti di farlo esibire nell’isola. E’ un caso che cantanti come Fabri Fibra o Litfiba, che vanno contro il sistema politico dominante, non hanno per niente spazio nella nostra tv? Ecco uno stralcio della nota dell’assessore siciliano.
“I Litfiba hanno offeso l’intelligenza dei giovani siciliani, almeno di quelli, e sono proprio tanti, che sanno ascoltare buona musica senza farsi fuorviare da squallidi messaggi populisti e demagogici. Pelù ha lanciato delle invettive contro il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, accusando lui e i suoi più stretti collaboratori di collusione con la mafia, denigrando il popolo siciliano”. Infine ha rivolto un appello ai Litfiba per chiedere scusa alla Sicilia e ai siciliani.
Poveri Litfiba. Non sapevano che in Sicilia la diversità di pensiero fosse bandita dalle legge delle 3 scimmiette non vedo-non sento-non parlo?.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

giovedì 19 agosto 2010

Preghiera sull'Amicizia

A te, Signore, amante della vita, Amico dell'uomo,innalzo la mia preghiera per l'amico che mi hai fatto incontrare sul cammino del mondo. Uno come me, ma non uguale a me. Fa' che la nostra sia l'amicizia di due esseri che si completano con i tuoi doni,che si scambiano le tue ricchezze, che si parlano con il linguaggio che tu hai posto nel cuore.
Aiutaci a guardare con quello sguardo,che comprende senza che l'altro chieda. Aiutaci ad avere un cuore grande,che sa partire prima che l'altro esprima.
Aiuta la nostra amicizia Affinché non divenga chiusura; dalle il respiro della vera libertà,la forza di resistere nelle difficoltà, il coraggio di andare oltreil desiderio dell'egoismo.
La volontà di cedere per amore,di amare...

(Don Tonino Bello)

mercoledì 18 agosto 2010

Falsone è rientrato in Italia

Rientra in Italia il boss siciliano catturato a Marsiglia. Sarà detenuto a Sanremo dove gli inquirenti proveranno a farlo “cantare” sugli ultimi 30 anni di mafia e di rapporti tra criminalità, imprenditoria e politica.

È stato estradato in Italia Giuseppe Falsone, il boss agrigentino, arrestato lo scorso 10 giugno a Marsiglia. L'ex latitante eccellente della mafia agrigentina è stato consegnato alle autoritá di Polizia italiane dalla Gendarmeria francese, subito dopo aver oltrepassato la frontiera di Ventimiglia; ad attenderlo un carcere di massima sicurezza italiano. Giuseppe Falsone, detto «Ling Ling», latitante dal '99 al giugno del 2010 e inserito nell' elenco del ministero dell'Interno dei 30 ricercati più pericolosi, rappresenta un personaggio di spicco della criminalità organizzata, non solo per quanto è testimoniato dal suo giá corposo dossier ricco di precedenti penali tra i quali una condanna all'ergastolo, ma anche per le dichiarazione di numerosi collaboratori di giustizia. Le indagini di polizia hanno accertato come Falsone sia l'attuale reggente di cosa nostra della provincia di Agrigento, nonchè capo della famiglia mafiosa di Campobello di Licata. L'11 aprile del 2006, in occasione della cattura di Bernardo Provenzano, nel covo di «Montagna dei Cavalli» furono rinvenute delle lettere che, per stile e contenuto, sono state chiaramente attribuite a Falsone. L'ascesa criminale di Falsone fu irrimediabilmente segnata dall'uccisione del padre e del fratello maggiore, caduti a colpi di fucile, nella contesa tra mafiosi e stiddari che insanguinò, negli anni 90, il territorio dell'agrigentino e del nisseno. Proprio per l'omicidio-vendetta di un appartenente ad una famiglia di «stiddari», gli Ingaglio, a sua volta responsabile dell'omicidio del padre e del fratello di Falsone, «Ling Ling» è stato condannato all'ergastolo, in contumacia, nel 2004. Decine le operazioni di polizia nel corso delle quali Falsone è risultato destinatario di provvedimenti di cattura, tra queste le operazioni «Cocktail» ed «Akragas» che hanno disarticolato le cosche dell'agrigentino, delineandone il pieno assetto ed organigramma. La famiglia Falsone è stata, infine, destinataria di provvedimenti di sequestri di beni mobili ed immobili per svariati milioni di euro. In Francia unn'è ca si ponnu fari 'sti cosi". "Sti cosi chi?" chiede il poliziotto. "Sti fotografii, 'sti cosi". A dialogare con un poliziotto è Giuseppe Falsone, l'ex "primula rossa" di Campobello di Licata. E' seduto in una stanza del Settore polizia di frontiera di Ventimiglia, in provincia di Imperia. E' circondato e guardato a vista da poliziotti italiani e francesi, tutti rigorosamente con pistola alla mano.
Un agente, appartenente alla polizia scientifica, lo inquadra con la telecamera e lui guarda fisso l'obiettivo. Poi si gira verso il poliziotto e gli fa notare che in Francia non si possono fare riprese di questo tipo. E' come se Marsiglia per l'ex boss rappresentasse una vera e propria tana. Dove, magari secondo lui, era difficile essere notati.
La sua tranquillità, tipica del fare mafioso, è sconvolgente. Proprio come fece il numero uno di cosa nostra siciliana, Bernardo Provenzano che, subito dopo il blitz della polizia si congratulò con gli agenti: "Bravi, siete stati bravi". Ormai Giuseppe Falsone è cosciente del fatto che per lui è finita. Se prima cercava di negare la sua identità, parlando in francese e dicendo che non era il vero Falsone, adesso si sofferma sulla telecamera e parla in perfetto siciliano. "Sono pronto a firmare immediamente il provvedimento per il 41 bis per Giuseppe Falsone. Lo ritengo un provvedimento doveroso per impedire che il boss possa comunicare e dare ordini all'esterno. Ordini che generalmente sono di genere criminale". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che in questura ad Agrigento si e' complimentato con gli uomini della Squadra Mobile per la cattura del boss mafioso Giuseppe Falsone, capo provinciale di Cosa Nostra arrestato nel giugno scorso a Marsiglia dopo una lunga latitanza ed estradato dalla Francia. Intanto solamente giunto in Italia, a Ventimiglia e poi nel carcere di Sanremo, Falsone ha ammesso di essere Falsone. Prima di allora insisteva nel dichiarare agli inquirenti di aver preso un abbaglio e che lui era Giuseppe Frittola, originario di Catania. Adesso la svolta. Anche se dubbi non ce ne sono mai stati grazie alle prove fornite dal DNA e dalle impronte digitali. Ma chi è il boss Falsone? E’ figlio di Falsone Vincenzo, nato a Campobello di Licata il 28 novembre 1930, capo mafia di Campobello di Licata, ove venne ucciso in data 24 giugno 1991, unitamente al fratello Angelo, durante la “c.d. guerra di mafia” scatenatasi nell’agrigentino negli anni 90, ad opera di appartenenti alla “STIDDA”, fazione contarpposta a “COSA NOSTRA”.
Sin dalla giovane età ha seguito le orme del padre; dopo l’uccisione di quest’ultimo venne condannato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, per porto e detenzione abusiva di armi da fuoco e per omicidio.
Successivamente la sua pericolosità sociale venne narrata da alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Ingaglio Giuseppe nato a Campobello di Licata il 10 febbraio 1962, in atto sottoposto al regime di protezione e FALZONE Salvatore da Porto Empedocle. Quest’ultimo lo ha indicato come uno degli esecutori materiali dell’omicidio dello “stiddaro” INGAGLIO Salvatore ucciso il 18 aprile 1994 in Campobello di Licata.
Il gruppo facente capo a Falsone si contrapponeva a quello riconducibile all’altro ex latitante Maurizio Di Gati, che in data 14 luglio 2002 stava per essere eletto formalmente dai capi di alcuni mandamenti della Provincia di Agrigento quale rappresentante provinciale di “COSA NOSTRA”, su indicazione del noto Antonino Giuffrè, oggi collaboratore di giustizia, il quale si era dovuto adoperare in prima persona per convincere, con l’inganno, il noto super latitante Bernardo Provenzano. A seguito dell’arresto e del pentimento di Antonino Giuffrè, principale artefice della candidatura ed ascesa a rappresentante provinciale del Di Gati, anche alla luce della progressiva ma inesorabile uscita di scena dei fedelissimi di quest’ultimo, l’ala facente capo a Falsone Giuseppe prese il sopravvento.Reggente di “cosa nostra” nella Provincia di Agrigento, nonché capo della famiglia mafiosa operante in Campobello Di Licata (AG), negli anni più recenti ha esercitato il suo comando e controllo nei settori delle estorsioni, del movimento terra, degli appalti pubblici. Numerosi collaboratori di Giustizia, la cui attendibilità è stata positivamente valutata in sede giudiziaria e nel corso di più procedimenti penali, lo hanno indicato come un importante “uomo d’onore” e quale riferimento di “cosa nostra” nell’area agrigentina.
Lo spessore criminale emerge chiaramente poi dai provvedimenti cautelari emessi nei suoi confronti, nonché dalle sentenze di condanna a suo carico. La sua cattura, estesa in ambito Schengen già a far data 2001, si basa principalmente su un ordine di carcerazionee emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Palermo in data 26.10.2004 alla pena principale dell’ergastolo, con isolamento diurno per anni 1 e mesi 6, ed un ulteriore ordine di carcerazione emesso, sempre dalla Procura Generale della Repubblica di Palermo il 02.10.2007, alla pena di anni 11 e mesi 9. Provvedimenti che comportano l’inserimento di Falsone Giuseppe nella c.d. lista dei “30” latitanti più pericolosi.
La serrata attività di indagine volta alla sua cattura, è tuttavia riuscita pian piano a scalfire ed indebolire l’ organizzazione facente capo al soggetto, e soprattutto a far venir meno l’appoggio di alcuni suoi più importanti favoreggiatori e prestanomi. La scoperta in ultimo di due suoi covi, prima a Naro (Ag) e poi ancora a Palazzo Adriano, a distanza di solo qualche mese (2008), hanno costretto evidentemente Falsone ad allontanarsi per qualche tempo dalla provincia di appartenenza, pur continuando a mantenere i contatti con i soggetti più rappresentativi dell’organizzazione.
Proprio alcune importanti tracce rinvenute all’interno dei due utlimi suoi covi, in particolare in quello di Palazzo Adriano, hanno consentito agli investigatori ed agli inquirenti di stringere il cerchio intorno al latitante, fino a giungere alla sua definitiva cattura, avvenuta lo scorso 25 giugno in territorio francese.
L’attività svolta da personale in servizio presso le Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento unitamente a personale appartenente al Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, grazie anche al supporto informativo dell’Aisi, ha permesso di individuare la città di Marsiglia come il luogo ove, con elevata probabilità, il latitante aveva trovato rifugio negli ultimi mesi.
Nel giugno 2010, gli investigatori raggiungevano Marsiglia con l’intento di portare definitivamente a termine le attività di ricerca già avviate - anche nell’ambito di specifiche istanze rogatoriali presentate dai competenti magistrati di Palermo - al fine di catturare il boss Falsone Giuseppe.
Avviati opportuni contatti con la Polizia Giudiziaria della Brigata Criminale della Polizia Nazionale Marsigliese, attraverso continui scambi di informazioni e partecipando a numerosi servizi di osservazione sul territorio, sono andati raccogliendosi importanti tracce, anche documentali, lasciate da Falsone Giuseppe, seppure sotto falso nome.
I numerosi accertamenti e servizi di osservazione relativi a diversi domicili marsigliesi riconducibili, in qualche modo, al latitante, ovvero dallo stesso occupati sotto il falso nome di Sanfilippo Frittola Giuseppe, nonché gli accertamenti bancari su alcuni conti dallo stesso aperti fornendo le false generalità, e sulle utenze dallo stesso attivate per l’accesso ad internet, consentivano al gruppo investigativo composto dagli investigatori francesi e quelli italiani di individuare, alle ore 17.30 circa deI 25.6.20 10, un uomo che stava per varcare il portone di accesso all’indirizzo di Boulevard Nòtre Dame n. 43, le cui fattezze erano simili a quelle di una fotografia apposta su di una patente nautica intestata al citato Sanfilippo FrittolaGiuseppe.L’uomo veniva immediatamente fermato e ammanettato; richiesto se fosse il latitante Falsone, in lingua francese, ma con una chiara inflessione italiana, negava decisamente, asserendo di essere Sanfilippo Frittola Giuseppe, cittadino italiano domiciliato a Marsiglia da circa 10 anni: al confronto dattiloscopico, il cui risultato è pervenuto alle ore 21.30 di quel 25 giugno 2010, le impronte della persona fermata coincidevano perfettamente con quelle del latitante Falsone Giuseppe.
Nel corso della perquisizione effettuata nel suo ultimo covo d’oltralpe, veniva rinvenuta numerosa documentazione cartacea, documenti d’identità falsi, diversi apparecchi telefonici mobili e supporti informatici (a riprova del fatto che il Falsone continuava a mantenere i contatti con il suo territorio, in particolare con i soggetti che ne continuavano ad assicurare il pieno controllo).
Adesso Falsone fa rientro in Italia, ad esito della procedura di estradizione. Gli verranno notificati i principali atti restrittivi, per poi essere condotto in un carcere di massima sicurezza in attesa dei primi colloqui con gli inquirenti italiani.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

lunedì 16 agosto 2010

Chiese da restaurare a Sciacca

Ammonta a quasi 3 milioni di euro il finanziamento predisposto dalla Commissione Bilancio per la ristrutturazione di diversi edifici sacri in Sicilia ed a Sciacca. Ne ha parlato l’onorevole Marinello durante una conferenza stampa.

Tante volte si parla dello stato di conservazione di chiese, edifici storici, sacri o di culto. Molti versano in condizioni di degrado e si dovrebbe intervenire con somma urgenza. Le chiese di Sciacca, o almeno parte di esse, conservano affreschi, angoli di arte e storia, unici al mondo, angoli che, la maggior parte delle volte, gli stessi saccensi sconoscono limitandosi ad esclamare: “guarda che bello”.
Prossimamente si potrà intervenire su parte del nostro patrimonio artistico e sacro attraverso dei finanziamenti predisposti ad hoc dalla commissione bilancio della Camera dei Deputati italiana.
Ne ha parlato durante una conferenza stampa tenutasi presso la propria segreteria l’onorevole del pdl Giuseppe Marinello.
I finanziamenti, è chiaro, non riguardano soltanto Sciacca ma anche altre zone della provincia di Agrigento e della Sicilia.
A Sciacca si interverrà sulla Casa della fanciulla Boccone del Povero al fine di completare il centro polivalente per un importo di 45 mila euro; sull’Istituto Figlie della Misericordia della Croce con la manutenzione straordinaria della Chiesa della Badia Grande: importo prestabilito 20 mila euro; sull’Istituto Cuore Immacolato di Maria attraverso la ristrutturazione straordinaria e l’adeguamento degli impianti dell’istituto di Piazza Marconi, altri 20 mila euro previsti; sull’Istituto Immacolata di Lourdes dove si procederà al restauro della Croce dipinta, 20 mila euro l’importo; sulla Parrocchia Beata Vergine del Carmelo con la manutenzione straordinaria della Chiesa e dell’organo (90 mila euro stanziati); sulla Parrocchia di Santa Caterina attraverso dei lavori di sistemazione e restauro del centro polivalente, 300 mila euro il finanziamento; sulla Parrocchia San Michele Arcangelo con la manutenzione, restauro e ristrutturazione del complesso monumentale della chiesa di San Michele (380 mila euro previsti); e sulla Parrocchia Santa Maria Maddalena (la Basilica di piazza Duomo) attraverso dei lavori di restauro e sistemazione dei locali sovrastanti la sagrestia da destinare a museo della Basilica nonché alla realizzazione dell’impianto di allarme della chiesa del Purgatorio per un totale di 370 mila euro finanziati.
Dunque una cospicua boccata d’ossigeno per gli edifici di culto della città termale. Esultano nel dettaglio l’arciprete Don Alfonso Tortrici, padre La Bella che da tempo denunciava lo stato di abbandono della chiesa di Santa Caterina, le suore della Badia Grande e del centro di Porta Palermo. Insomma interventi per tutti i gusti e dagli importi variegati.
Naturalmente tutti in città si auspicano, sacerdoti in primis, che questi lavori di ristrutturazione, adeguamento e restauro possa cominciare nel più breve tempo possibile per fornire un degno servizio a Sciacca ed al proprio patrimonio materiale, colmo di cultura e trasudante storia e arte.
Anche a Ribera, Naro, Agrigento e Alessandria della Rocca sono stati previsti dei finanziamenti per la ristrutturazione di alcuni edifici sacri del luogo mentre si è puntato su interventi straordinari circa la viabilità rurale e comunale a Menfi, Ribera, Sant’Angelo Muxaro, Agrigento, Castrofilippo e Sambuca di Sicilia. Come ben si sa infatti, anche il tema della viabilità rurale, delle periferie, delle campagne è molto dibattuto non solo presso la città termale ma un po’ in tutto il circondario agrigentino. Gli operatori saccensi del settore sperano che, nel prossimo futuro, si possa intervenire in modo concreto su alcune arteria di contrada Piana Schunchipani, di contrada Santa Maria, Pantaliano, Raganella, San Giorgio, Bordea, tutte zone quasi dimenticate dagli amministratori di qualsiasi colore politico, tutte zone dove gli incidenti purtroppo diventano frequenti specie in inverno, aree nelle quali manca di tutto: la segnaletica orizzontale e verticale, le barriere di protezione laterali sono vetuste o totalmente assenti, per non parlare dell’illuminazione pubblica che rappresenta un vero e proprio miraggio, lo stesso asfalto il più delle volte si riduce ad un ammasso informe di terra, terriccio e fanghiglia, buche profonde e pericolose, e tantissimi punti dove la strada lentamente scompare o perché invasa da piante e sterpaglie di ogni genere e grado o perché, ed è maggiormente pericoloso, sta letteralmente franando e ad ogni minima pioggia la situazione diventa sempre più disagiata.
E’ chiaro che per lenire queste difficoltà servono tantissimi soldi e finanziamenti ma non si può giocare sulla pelle delle persone, dei lavoratori, degli operatori del settore, dei residenti e dei semplici utenti di quelle zone. Occorre predisporre con somma urgenza il necessario.
Intanto presto avremo chiese più belle e completate nelle loro esigenze, e questa è un’ottima notizia che da tanto tempo si attendeva in città.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

sabato 14 agosto 2010

Premio "Vincenzo Licata": tutti i vincitori e i premiati

180 Partecipanti provenienti da tutta la Sicilia e da tutta Italia hanno dato vita alla II Edizione del Premio Nazionale di Letteratura e Poesia impreziosito quest’anno dalla presenza di 3 ospiti d’onore: Stefano Malatesta, Mimmo Cuticchio e Pietro Ballo.

Il Premio Nazionale di Letteratura e Poesia “Vincenzo Licata – Città di Sciacca”, giunto alla seconda edizione, ha fatto registrare un notevole incremento di partecipanti al concorso poetico e letterario. 180 composizioni sono arrivate agli organizzatori, l’associazione L’AltraSciacca, mentre l’anno precedente le stesse si erano attestate su un centinaio circa. Il dato che sorprende positivamente è la partecipazione di tanti giovani, la maggior parte anche under 30: l’amore dunque per la poesia, per la bella parola in versi o in prosa, continua ad affascinare anche, se non soprattutto le nuove generazioni. Altri due dati da non sottovalutare sono il fatto che sono giunti partecipanti da tutte le 9 province siciliane e che, numericamente, i partecipanti siciliani e i partecipanti non siciliani si sono, su per giù, equivalsi segno che la manifestazione arriva in tutta la regione ma arriva anche in quello che viene chiamato “il continente”.
Passiamo ai vincitori delle quattro sezioni. La giuria composta dal Preside del liceo classico Tommaso Fazello di Sciacca Filippo Brancato, dal critico d’arte nonché direttore del premio Tanino Bonifacio, dalla poetessa e scrittrice Licia Cardillo e dallo storico e scrittore Francesco Cassar ha stabilito che per la sezione A riservata alla poesia in italiano a tema libero ha vinto Pietro Gioja di Palermo con la poesia “Oltre la casa”, al secondo posto Domenico Garaffa di Cesano di Roma con la poesia “Danzano i miei passi” mentre al terzo posto si è attestato Fernando Lena di Comiso con la lirica “Sud”.
Per la sezione B dedicata alla poesia a tema libero in dialetto la vittoria è andata a Onofrio Montalbano di Sciacca con la poesia “Nannu Franciscu”, al secondo posto Antonina Amico di Sciacca con la lirica “Lu gelsuminu” ed al terzo posto Salvatore Gaglio di Santa Elisabetta con la poesia “Mentri lu munnu va”.
Per la sezione C destinata alla poesia in italiano con tema “Il Padre”, uno dei temi più amati dal poeta saccente Vincenzo Licata al quale il premio è intitolato, successo finale per Palma Civello di Palermo con la lirica “A mio padre”, secondo posto per Filippo Pirro di San Marco in Lamis, provincia di Foggia, con la poesia “Il grido” mentre il terzo posto va a Teresa Riccobono di Palermo con la poesia “Le tue mani”.
Per la sezione D riservata al Racconto Breve a tema libero non superiore alle 9000 battute, vittoria per Francesco Cannatella di Cianciana con il racconto “La fattura”, secondo posto per Alessandro Cuppini di Bergamo con il racconto “La roccia bianca” e terzo posto per Emanuela Bertello di Roreto di Cherasco (Cn) con il racconto “Il silenzio del ghiaccio”.
Il Premio Speciale “Vincenzo Licata” destinato all’opera migliore in assoluto pervenuta al premio la quale è stata scelta tra quelle vincitrici delle 4 sezioni è andato a Francesco Cannatella di Cianciana per il racconto “La fattura”. Il Premio Speciale “Vincenzo Licata” consiste in uno splendido gioiello in corallo donato e realizzato dalla Nocito Gioielli di Sciacca della famiglia Di Giovanna.
Quest’anno, oltre alla fase a concorso, è stata inserita un ulteriore sezione denominata “La magnifica identità siciliana”, si tratta di alcuni premi speciali che la giuria e gli organizzatori del premio hanno destinato a tutti quegli artisti che si sono particolarmente distinti nella diffusione della sicilianità in Italia e nel mondo. I premiati, e quindi gli ospiti d’onore dell’edizione 2010, sono lo scrittore e giornalista Stefano Malatesta, il regista e puparo Mimmo Cuticchio e il tenore Pietro Ballo, tutti e tre presenti a Sciacca a ritirare il premio: si tratta di un Melqart in ceramica a grandezza naturale realizzato dal maestro Sabella. Oltre al Melqart anche una targa celebra la motivazione assegnata a questi notevoli artisti del panorama nazionale.
La manifestazione che si tiene sabato 7 agosto alle ore 21 presso l’atrio inferiore del Comune di Sciacca è presentata dal giornalista Raimondo Moncada e dall’attrice palermitana Stefania Blandeburgo, speaker radiofonico, protagonista della fiction siciliana RAI “Agrodolce” e protagonista di tantissime pieces teatrali.
Occorre ricordare che, a parte i primi 3 classificati di ogni sezione, anche i finalisti riceveranno un premio: l’attestato di merito ed un souvenir in ceramica, un piatto, realizzato e donato dal maestro Montalbano mentre tutti i partecipanti riceveranno comunque l’attestato di partecipazione al premio.
Il Premio “Vincenzo Licata” è organizzato dall’AltraSciacca, col patrocinio del comune di Sciacca, la collaborazione dell’Assemblea Regionale Siciliana e col contributo di alcuni sponsor privati come l’Associazione Siciliana per l’agricoltura che ha fornito la frutta di stagione, pesche, meloni e angurie, per il rinfresco; la Slow Food Condotta di Sciacca con Nino Bentivegna indispensabile per realizzare e predisporre il rinfresco, la SOAT assessorato regionale agricoltura e foreste e Leonardo Catagnano, la Sogeir Ato Ag1 e il Circolo Nautico Il Corallo di Sciacca che ha fornito le coppe, targhe e medaglie per tutti i vincitori e gli ospiti d’onore della manifestazione, oltre ai già citati Nocito Gioielli, Ceramiche Sabella e Ceramiche Montalbano. Protagonista è stato anche il giovane pianista dell’istituto musicale Toscanini di Ribera Michele Allegro che ha accompagnato magistralmente la declamazione delle poesie che hanno vinto il concorso letterario e l’attore saccense Pippo Graffeo che, attraverso un recital, fa rivivere ancora una volta il poeta Vincenzo Licata al quale il Premio è dedicato e sul quale anche gli eredi e la famiglia del poeta hanno puntato.
Insomma una manifestazione che può contare sul contributo di numerosi artisti e collaboratori e che mira a crescere di anno in anno nella consapevolezza che, con l’arte, la diffusione culturale, la musica, la poesia, si possa diffondere in tutta Italia il nome della città di Sciacca, un nome che venga sempre di più associato all’amore per l’intero patrimonio materiale ed immateriale della sicilianità e della cultura in genere.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"

venerdì 6 agosto 2010

PREMIO VINCENZO LICATA II EDIZIONE, domani la cerimonia di premiazione

PREMIO VINCENZO LICATA II EDIZIONE
Sabato 7 agosto alle 20,30 presso l’atrio inferiore la cerimonia di premiazione. Quest’anno, per l’occasione, presenti a Sciacca anche 3 ospiti d’onore: il tenore Pietro Ballo, lo scrittore Stefano Malatesta e il regista e puparo Mimmo Cuticchio.

L’Associazione di promozione sociale L’altra Sciacca si fa promotrice di una nuova iniziativa culturale che mira ancora una volta a coinvolgere tutti i saccensi e, in generale, tutti coloro che amano la letteratura e la poesia.
L’altraSciacca ha indetto infatti l’Edizione 2010 del Premio Nazionale di Letteratura e Poesia “Vincenzo Licata - Città di Sciacca” II Edizione.
La cerimonia di premiazione quest’anno si terrà sabato 7 agosto alle ore 20,30 presso l’atrio inferiore del Comune di Sciacca. La serata verrà condotta dal giornalista Raimondo Moncada e dall’attrice palermitana Stefania Blandeburgo.
L’esigenza di organizzare e portare avanti questo evento culturale di natura letteraria nasce dal voler intercettare a Sciacca, in Sicilia ed in tutta Italia le tantissime persone che hanno la capacità di esprimersi con opere di elevato pregio artistico al fine di presentarle al numeroso pubblico della Rete e dare al pensiero che le ha concepite la possibilita’ di essere largamente diffuso, condiviso, ammirato.
Tutti i dettagli che riguardano la manifestazione letteraria, quali il bando e la scheda di partecipazione, possono essere trovati sul sito internet www.vincenzolicata.it.
E’ stato infatti un dovere e, contemporaneamente, motivo di orgoglio intitolare questo Premio ad una delle massime figure della cultura saccense, il poeta Vincenzo Licata, di cui quest’anno ricorre il quattordicesimo anniversario della scomparsa. Il suo amore per la città di Sciacca, per il mare e la marineria tutta, ci hanno arricchito di opere in versi e di pagine davvero memorabili che non possono non essere prese in considerazione da chi ha intenzione di dare spazio ai nuovi artisti della parola.
L’utilizzo del nome di Vincenzo Licata per il sito e per la dicitura del Premio hanno avuto il consenso ed il beneplacito degli eredi del poeta. In aggiunta il sito viene arricchito continuamente di spunti grazie anche al contributo di Antonello Licata, figlio di Vincenzo, che ha concesso, e di cio’ gli siamo molto riconoscenti, il carattere di esclusività del materiale che introdurremo sul sito al fine di divulgare ulteriormente la figura del padre.
All’interno del sito troverete, in una pagina dedicata, la biografia, le foto, le poesie del nostro grande poeta al fine di veicolarne il nome e le splendide opere poetiche e teatrali presso tutti gli amanti del genere. Contestualmente troverete il bando del Premio e la scheda di partecipazione relativa. Il bando, che risulta essere molto semplice ed agevole per consentire una numerosa adesione, prevede quattro diverse sezioni: poesia a tema libero in italiano, poesia a tema libero in dialetto, poesia in italiano avente per tema “Il Padre” e la sezione dedicata ai racconti. Chiunque può partecipare. Il Premio è aperto a tutti indistintamente, davvero ce n’è per tutti i gusti e per tutte le penne.
La manifestazione è stata inserita nel cartellone di “Sciacca Estate 2010”, viene realizzata col patrocinio del Comune di Sciacca e dell’ARS, e con la gentile collaborazione di diversi sponsor privati: Slow Food condotta di Sciacca, ASA, Sogeir, Ceramiche Montalbano, Ceramiche Sabella, Circolo Nautico Il Corallo e Nocito Gioielli che fornisce uno splendido gioiello che diventa il premio speciale “Vincenzo Licata” destinato alla migliore opera pervenuta.
A tal riguardo la II Edizione è stata costellata di circa 180 partecipanti provenienti da tutta Italia e da tutte le province della Sicilia. Statisticamente occorre sottolineare la presenza di numerosi partecipanti giovani, fatto che sta a significare la notevole incidenza che la poesia e in generale la letteratura riesce ancora ad avere tra le generazioni più giovani. La sezione più partecipata è stata quella a tema libero in italiano mentre la presenza di partecipanti non siciliani supera quella dei regionali.
Ma non solo. La II Edizione si differenzia dalla I per l’aggiunta di una nuova sezione: “La Magnifica Identità Siciliana”. Si tratta di un premio speciale riservato a quegli artisti che riescono ad esportare, attraverso la loro arte, la sicilianità in Italia e nel mondo. Gli ospiti d’onore che quest’anno saranno a Sciacca a ricevere questo riconoscimento sono: il tenore palermitano Pietro Ballo che, accompagnato da un pianista, si esibirà anche nell’esecuzione di alcune arie della migliori tradizione lirica italiana; lo scrittore Stefano Malatesta, autore di numerosi libri e giornalista de La Repubblica; il regista e maestro dell’arte dei pupi Mimmo Cuticchio.
Si tratta di 3 grandi nomi provenienti dal mondo della musica, della letteratura e della migliore tradizione siciliana. Personalità che renderanno ancora più importante la cerimonia di premiazione. Gli ospiti saranno intervistati e doneranno, a quanti saranno presenti, le loro performance per un Premio che, di anno in anno, vuole aumentare il proprio prestigio e la propria importanza sul territorio nazionale.
Naturalmente durante la serata verranno premiati tutti i poeti che si sono aggiudicati le 4 sezioni a concorso ed il premio speciale “Vincenzo Licata” rivolto alla migliore opera pervenuta. Quest’anno la giuria è stata composta da Tanino Bonifacio, critico d’arte, Francesco Cassar, storico, Licia Cardillo, poeta e scrittrice, Filippo Brancato, preside del Liceo Classico Tommaso Fazello di Sciacca.
La cerimonia sarà arricchita dalla presenza dell’attore Pippo Graffeo che eseguirà un recital di poesie di Vincenzo Licata mentre la serata sarà chiusa da un rinfresco a base di frutta di stagione.
La cerimonia di premiazione è stata presentata durante una conferenza stampa tenutasi presso la sala Blasco del Comune di Sciacca.
Un evento insomma impedibile per una città che vuole nascere e rinascere anche attraverso l’arte, la cultura e la parola poetica.

Calogero Parlapiano

mercoledì 4 agosto 2010

Un libro sulla gestione dei rifiuti in Sicilia

“Libro Bianco. Rapporto: Mafia, politica e rifiuti. Analisi asettica macro-economica dei Bilanci delle Società Rifiuti della Sicilia”, un libro dedicato a tutti i siciliani che con caparbietà, onestà ed intelletto hanno deciso di resistere in questa amata terra di Sicilia, affronta le più importanti problematiche afferenti il sistema di gestione integrata dei rifiuti in Sicilia che si innestano con la politica e la “mafia”. Gli autori, Vincenzo Marinello, Calogero Parlapiano e Domenico Rizzato, affrontano diverse problematiche. La prima riguarda l’influenza delle “mafie” intese non solo come criminalità organizzata, pizzo, usura, attentati, stragi ma anche come atteggiamento ostruzionistico assunto da chi dovrebbe essere preposto a garantire il buon funzionamento della macchina burocratica.
Il libro mette in evidenza come il sistema degli appalti nella gestione integrata dei rifiuti in Sicilia spesso sia “inquinato”. Nella gran parte dei casi, partecipa solo ed esclusivamente un’azienda con ribassi che non superano l’1% a scapito dei cittadini; ciò denota la presenza di una puntuale e capillare suddivisione del territorio da parte delle aziende private con il consenso del capo mandamento di quella zona. Nel caso in cui invece partecipano più aziende private, si assiste ad una sorta di cartello: il ribasso è uguale per tutte le aziende che partecipano e l’aggiudicazione avviene tramite sorteggio e non secondo criteri basati sulla migliore qualità dei servizi offerti e/o sull’economicità.
Il libro affronta anche la questione dei termovalorizzatori in Sicilia evidenziando che tutto era stato stabilito prima delle gare di appalto per la realizzazione degli stessi (argomento affrontato anche dall’attuale Governo Regionale su spinta del gruppo parlamentare del PD all’ARS).
Nel libro gli autori espongono come i 3 obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità nella gestione integrata dei rifiuti possano essere raggiunti da aziende pubbliche che operano sia in economia sia in regime di appalto, purchè la gestione, in assenza di attività politico-clientelari, sia supportata da strategia di politica industriale miranti alla realizzazione di impianti (discariche a norma, impianti di compostaggio, impianti di selezione, isole ecologiche, centri comunali di raccolta) al fine di perseguire e raggiungere l’obiettivo dell’economicità; piani di comunicazione che mirino a diffondere e trasferire la cultura ambientale e l’amore per il proprio territorio circostante ai cittadini. Al riguardo, gli autori non esprimono volutamente giudizi e valutazioni a favore dell’uno o dell’altro sistema di gestione (in economia o in regime di appalto).
La seconda parte del libro è dedicata all’analisi economico-finanziaria-patrimoniale di tutti gli ATO Rifiuti Siciliani; detta analisi è stata effettuata in maniera “asettica”, cioè attingendo ai dati dei bilanci di esercizio depositati presso le Camere di Commercio territorialmente competenti, senza effettuare alcun commento tecnico. Vengono messe a confronto tra i vari ATO Rifiuti, le principali e più significative poste in bilancio (costo del servizio, crediti, debiti, investimenti, patrimonio netto), demandando al lettore la facoltà di esprimere dei giudizi e fare delle valutazioni in merito all’efficienza della gestione pubblica del servizio integrato di raccolta dei rifiuti in Sicilia.
In merito alla riforma del sistema dei rifiuti in Sicilia, approvato dal parlamento siciliano e tradotto nella legge n°9 del 08 aprile 2010, gli autori hanno definito detta riforma un buon punto di partenza in quanto ha bloccato l’affaire dei termovalorizzatori, punta esclusivamente ad una raccolta differenziata spinta ma non prende in considerazione le poche società d’ambito siciliane che hanno raggiunto ottimali livelli di raccolta differenziata (oltre il 60%) nonché raggiunto gli obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità nella gestione.
Il libro è stato già presentato all’ARS, in sala Gialla, alla presenza del Gruppo Parlamentare del Partito Democratico. Presenti il Presidente della Commissione Antimafia Regionale Lillo Speziale, il segretario regionale del PD Giuseppe Lupo, il capogruppo del PD all’Ars Antonello Cracolici, l’onorevole Vincenzo Marinello, il giornalista parlamentare del Giornale di Sicilia Giacinto Pipitone e due dei 3 autori, Vincenzo Marinello e Calogero Parlapiano.

Dalla Redazione di "Controvoce"

lunedì 2 agosto 2010

Agricoltura siciliana sull'orlo del fallimento

Che l’agricoltura siciliana, provinciale e locale sia in crisi non è più una novità. Tutti gli operatori del settore però si chiedono per quale motivo, nelle stanze dei bottoni, si sia decisa la fine, la morte del comparto. I piccoli proprietari di aziende agricole, spesso a conduzione familiare denunciano: “vogliono costringerci a vendere i nostri terreni alle grandi multinazionali svalutando il nostro lavoro e il nostro patrimonio. Dove andremo?” L’invito a non cedere alla forza economica delle multinazionali giunge anche dai Comitati Spontanei della regione.
"E' un eufemismo dire che sono arrabbiato per il modo in cui il governo nazionale sta trattando la crisi dell'agricoltura siciliana. I rimpalli parlamentari sulle quote latte sono un lato della medaglia.
Dall'altro lato c'e' il no alla defiscalizzazione degli oneri previdenziali per gli agricoltori, un provvedimento che, se inserito in Manovra, avrebbe portato un sollievo, seppur parziale, alla gravissima crisi del settore in Sicilia". Lo ha detto Titti Bufardeci, assessore alle risorse agricole della Regione siciliana. "Interessi da bottega, anzi da stalla - continua Bufardeci - stanno prevalendo su piccole norme di buon senso come quella sulla defiscalizzazione. L'agricoltura siciliana sta affondando nel totale disinteresse del governo nazionale. E' l'ennesima dimostrazione di una politica economica con la bussola verso Nord e poca, pochissima attenzione allo sviluppo del Mezzogiorno". E’ quello che denunciano gli agricoltori da tempo, provati da mesi di scioperi e invasioni pacifiche di trattori a Palermo e a Roma. Allora che fare? Non si può contestare il governo centrale da un lato ma continuare ad appoggiarlo e sostenerlo dall’altro, seppur i rapporti non siano più floridissimi.
I problemi per il settore non mancano ed alle porte sta per arrivare la nuova stagione agricola con tutto quello che ciò comporterà. La moratoria con il mondo del credito, lo sblocco delle risorse per le accise sul carburante stabilito dalla legge finanziaria regionale, il confronto con Serit e Inps per i debiti del settore e la fiscalizzazione degli oneri sociali. Sono questi i temi della riunione che si e' svolta a Palermo, nella sede dell'assessorato regionale alle Risorse agricole, alla presenza di Titti Bufardeci, assessore regionale al ramo.
"E' necessario affrontare rapidamente questi temi - spiega Bufardeci - per dare una risposta concreta alla grave crisi dell'agricoltura siciliana. Con la risoluzione di questi temi, avremo compiuto un passo avanti nel garantire la ripresa della redditività delle imprese agricole, che come tutti sanno, in Sicilia, sono nella stragrande maggioranza a conduzione familiare. Sono oltre cinquantamila le aziende siciliane che rischiano il fallimento". Oltre a tutte quelle che sono già fallite nel corso degli ultimi anni. Famiglie, agricoltori da generazioni, abbandonate al loro destino. La crisi giunge da lontano. Colpa della globalizzazione secondo qualcuno, delle importazioni secondo qualcun altro: importazioni che premiano il risparmio a dispetto della qualità, elemento fondamentale invece delle produzioni autoctone.
"Altro punto che dovra' essere affrontato in tempi brevi - dichiara il consulente dell'assessore regionale alle Risorse agricole, Santo Bono - e' la scommessa delle energie rinnovabili per le aziende agricole. Ad esse va concessa la possibilita' di una corsia prioritaria per l'accesso alla produzione di energia pulita sino a 200 kw, poiche' sino a tale soglia l'energia generata e' considerata un vero e proprio reddito agricolo".
Intanto attraverso un decreto regionale e' stato stabilito il periodo vendemmiale per la campagna 2010/2011. La raccolta delle uve destinate alla vinificazione potra' iniziare il primo agosto per terminare il l0 novembre, con una prorogato al 10 dicembre solo per le uve da tavola da trasformare in mosto per la produzione di succhi d'uva. Le fermentazioni e rifermentazioni potranno svolgersi esclusivamente dal primo agosto e termina il 30 novembre 2010, fatta eccezione per quelle effettuate in bottiglia o in autoclave per la preparazione dei vini spumanti, dei vini frizzanti e dei mosti parzialmente fermentati frizzanti, nonche' per quelle che si verificano spontaneamente nei vini imbottigliati. Sono consentite le fermentazioni sino al 31 marzo 2011, per la preparazione dei vini "Moscato di Pantelleria" e "Passito di Pantelleria" per i quali e' consentita l'eventuale aggiunta, anche dopo il 30 novembre, di uva appassita al sole,come da disciplinare di produzione. Il calendario regionale della vendemmia e' stato firmato da Bufardeci dopo la diffusione delle previsioni di Ismea. Nel documento dell'istituto di statistica del ministero delle Politiche agricole, si legge che a differenza delle altre regioni del Sud, la Sicilia si presenta alla vigilia della nuova campagna con previsioni di produzione in calo rispetto allo scorso anno. Sull'andamento della vendemmia influiranno le condizioni meteo della primavera. Saranno da valutare inoltre anche la forte adesione alla vendemmia verde alla quale si aggiunge l'abbandono, con premio, dei vigneti. Sono stati circa 10.000 gli ettari per i quali e' stata accolta la domanda di vendemmia verde e questo potrebbe togliere dalla produzione, potenzialmente, circa un milione di quintali di uva. A questo si aggiunga il fatto che negli ultimi due anni i vigneti siciliano, grazie alle estirpazioni con premio, si sono ridotti di oltre 5.000 ettari. Buone, comunque, le aspettative sulla qualita' delle uve, cosi' come e' buono lo stato di salute dei vigneti.
Sempre a proposito di vigne e vini, ammontano a 11,6 milioni di euro i fondi regionali destinati a quelle aziende che decideranno di riconvertire i loro vigneti.
Alla luce dei problemi dell’agricoltura ma anche di tutti gli altri settori della vita economica e produttiva regionale suonano come un monito le parole di Raffaele Bonanni, segretario nazionale della Cisl: "Questa è un'isola che va male su tutto. L'unico modo per correggere questo andamento è trovare una formula che metta insieme il più possibile le forze politiche, che devono trovare coesione e soprattutto responsabilità. Serve un programma essenziale di gestione". Lo ha affermato a margine di un forum antimafia organizzato dal sindacato a Palermo, a proposito della situazione politica in Sicilia.
"La mafia si inserisce nei vuoti di poteri e di legalità. Per contrastarla non servono clamori e divisioni, ma posti di lavoro vero. La politica che è lontana dagli interessi della gente - ha aggiunto - presta il fianco alla pressione mafiosa".
E sicuramente far fallire altre 50mila aziende agricole del territorio non è un buon viatico per salvare la Sicilia dalla criminalità e dalla disoccupazione.

Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"