Il ddl sul processo breve "è in contrasto con più principi costituzionali ed è un'amnistia per reati "di considerevole gravità", a cominciare dalla corruzione. Con queste motivazioni il plenum del Csm ha approvato a larga maggioranza il parere della sesta Commissione che, di fatto, ha bocciato il disegno di legge del governo dopo quasi cinque ore di dibattito.
L'approvazione è avvenuta nel corso di una seduta straordinaria. Contrari i laici del Pdl; a favore hanno votato invece i togati di tutte le correnti, i laici del centro-sinistra, il vice presidente Nicola Mancino. Il parere ha messo in luce misure "dannosissime" che rischiano di avere per la giustizia l'effetto di uno "tsunami".
La relazione che Palazzo dei Marescialli invierà al ministro della Giustizia contiene numerose critiche, alcune molto dure, all'impianto della norma che, secondo i consiglieri, non solo avrà l'effetto di un'"inedita amnistia processuale" per reati di "considerevole gravità", a cominciare dalla corruzione e dai maltrattamenti in famiglia, e rischia di portare alla "paralisi" l'intera attività giudiziaria.
Ma il ddl sul processo breve determinerà anche "un incremento dei danni finanziari a carico dello Stato". La critica di fondo è che introducendo termini perentori per la conclusione di ognuno dei tre gradi di giudizio (due anni ciascuno, sei in tutto), al di fuori di "un'ampia riforma di sistema e di misure strutturali organizzative", di fatto si renderà "impossibile l'accertamento" della fondatezza dell'accusa "per intere categorie di reati", che è invece la "primaria finalità "di ogni processo. Ecco i principali rilievi di Palazzo dei Marescialli:
Incostituzionalità. Il ddl "non appare in linea con l'articolo 111" (giusto processo), nè con l'articolo 24 (diritto alla difesa) visto che "privilegia il rispetto della rapidità formale" ma non garantisce "che il processo si concluda con una decisione di merito". E non è tutto: "depotenzia lo strumento processuale e irragionevolmente sacrifica i diritti delle parti offese" attraverso il quale lo Stato esercita la "pretesa punitiva".
Rischio amnistia sopratutto per corruzione. Si "rischia di impedire del tutto l'accertamento giudiziario" e dunque di "vanificare la lotta alla corruzione", visto che questo reato - che tra l'altro "incide anche sull'affidabilità economica del Paese è già stato pesantemente condizionato dai nuovi termini di prescrizione" previsti dalla ex Cirielli. Ma c'è di più: il ddl è in "netto contrasto con i principi sanciti dalla Convenzione dell'Onu contro la corruzione".
Irragionevole disparità di trattamento. Il Csm ne segnala più d'una, come la scelta di "riservare le nuove disposizioni al solo giudizio di primo grado": così si riconosce "ad una categoria di imputati e di parti civili, casualmente identificati il diritto alla celerità processuale che dovrebbe essere, viceversa, garantito a tutti". "Irragionevole e discriminatoria" è anche l'esclusione dei recidivi, che oltretutto porterà a "un'assurda proliferazione dei processi, capace da sola, di favorire la paralisi dell'attività giudiziaria". "Discutibile", inoltre, la "parificazione fra le ipotesi di delitto punite assai gravemente con le contravvenzioni in materia di immigrazione".
Maggiori danni finanziari per lo Stato. Il ddl determinerà il loro "significativo aumento" visto che farà "lievitare" le domande di indennizzo previste dalla Legge Pinto, quando la giustizia è troppo lenta, riducendo da tre a due anni il termine utile per la celebrazione dei processi e non si accompagna alcuna specifica previsione di spesa, come imporrebbe l'art 81 della Costituzione.
Mancino. "Anziché avere certezze, abbiamo l'estinzione dei diritti, non la certezza della pena", ha sottolineato il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, spiegando il suo voto favorevole al parere. "Ho l'impressione - ha aggiunto Mancino - che anziché avere un'accelerazione, alla fine ci sarà un allungamento dei tempi dei processi, la loro estinzione e la riproduzione di conseguenze in campo civile con un ulteriore aggravio". Il numero due di Palazzo dei Marescialli, inoltre, ha ribadito che il Csm "non ha poteri di bocciatura: trasmetteremo il parere al ministro che può farne l'uso che vuole. Ma mi chiedo: chi ha paura dei pareri?". (La Repubblica)
mercoledì 16 dicembre 2009
"Il Processo breve è anticostituzionale. E' amnistia"
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