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giovedì 10 settembre 2009

La dura vita dei Precari

A Sciacca così come in tutta Italia il mondo del precariato cresce e si espande sempre di più.
La disoccupazione è in aumento e, sono dati ufficiali, sono tantissimi coloro che a settembre, al rientro dalle ferie, passate naturalmente a casa per mancanza di fondi, non ritroveranno il vecchio posto di lavoro. Secondo le stime ben duecentomila italiani saranno coinvolti in questa nuova crisi e tra questi, il mondo della scuola, fa sempre più incetta di licenziati o di assunti per pochi mesi all’anno.
A settembre, infatti, oltre 16 mila supplenti saranno costretti a restare a casa perché senza cattedra e, soprattutto, senza stipendio. La Flc Cgil parla di "licenziamenti" mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi continua a ripetere che per effetto della contrazione degli organici "non verrà licenziato nessuno". Chi ha ragione? Lo sanno bene i diretti interessati che dallo stato di precarietà rischiano di scivolare in quello di disoccupazione, senza nessun paracadute e senza alcun ammortizzatore sociale.
“Per difendere una scuola pubblica statale, libera, gratuita, pluralista e laica, per il diritto allo studio per tutti, per la libertà di insegnamento, per una scuola di qualità e per salvare centinaia di migliaia di posti di lavoro” ecco lo slogan degli insegnanti che protestano e che spesso scendono in piazza.
La Flc Cgil "è fortemente impegnata a contrastare le politiche dei tagli indiscriminati nelle scuole e a tutelare il diritto al lavoro, nella convinzione che non è riducendo le risorse finanziarie e di organico che si dà efficienza ed efficacia alla scuola italiana".
A tutto questo, si deve aggiungere la triste realtà delle morti bianche, morti sul lavoro, morti per una serie sfortunata di coincidenze o per la totale mancanza di norme di sicurezza all’interno dei cantieri o delle fabbriche.
Resta saldamente all’Italia il non invidiabile primato delle vittime sul lavoro in Europa. Nel nostro paese il numero delle cosiddette morti bianche, seppure in calo rispetto agli anni scorsi, è infatti diminuito meno che nel resto d’Europa.
Le stime dell’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) sulle morti bianche per l’anno 2009 parlano di circa 1260 morti sul lavoro a fronte dei 1341 dell’anno precedente. Cioè più di tre morti al giorno! E’ difficile accettare la morte di chi lotta tutti i giorni per guadagnarsi da vivere e dare da mangiare alla propria famiglia.
La maggior parte delle morti bianche, oltre 1100, riguardano il settore dell’industria e dei servizi. Più di 300 persone hanno perso la vita nell’edilizia. Un quinto di questi infortuni, rivela poi l’Inail, è avvenuto nel tragitto tra casa ed il luogo di lavoro. Sempre secondo le stime, gli infortuni sono stati oltre 900000 mila nel 2009. La maggior parte di questi morti e di questi infortunati ha, o aveva, uno stipendio compreso tra le 800 e i 1000 euro, insomma una vita sacrificata al lavoro.
Accanto a questi numeri sempre più preoccupanti in questo periodo ce ne stanno altri di ben diversa natura, ossia la spasmodica crescita delle giocate al superenalotto. Il motivo anche in questo caso è di facile lettura, il jackpot aumenta vertiginosamente di giocata in giocata e tutta Italia, Sciacca compresa, culla il sogno della mega vincita da nababbi, quella che ti fa cambiare vita per sempre. Nel solo mese di agosto le giocate si sono quintuplicate rispetto allo stesso mese dell’anno scorso e coloro che giocano di più sono per l’appunto i precari, i disoccupati, chi ha un lavoro insoddisfacente dal punto di vista economico, chi insomma farebbe di tutto per uscire dalla crisi in cui è coinvolto. Sono dati importanti e contrastanti. Cresce la disoccupazione, cresce il numero dei precari, non diminuiscono le morti bianche e al tempo stesso sono le stesse fasce sociali che, per la maggior parte, si lanciano nella sfida quasi quotidiana con la dea bendata. Voglia di riscatto, sogni a nove zero.
Tutte le tabaccherie di Sciacca abilitate a giocare il superenalotto vengono letteralmente assaltate tutti i giorni della settimana, specialmente in quelli dedicati alle estrazioni, ossia martedì, giovedì e sabato. Tra una schedina e l’altra, in questo periodo sono aumentate ancora di più le giocate al lotto e la vendita dei famosi “gratta & vinci”. Per la serie, “già che ci siamo: proviamoci!”
Intanto una canzone di Caparezza intitolata “Eroe” da mesi sta scatenando le radio di tutta Italia e sta sollevando un vespaio di polemiche per la crudezza del testo che parla del mondo del precariato, della lotta per la sopravvivenza, di chi spera di risolvere tutto con una giocata fortunata o con una mano di videopoker: “Sotto il sole faccio il muratore invece passo la notte in un bar karaoke, se vuoi mi trovi lì, tentato dal videopoker ma il conto langue e quella macchina vuole il mio sangue: un soggetto perfetto per Bram Stoker. Tu che ne sai della vita degli operai, io stringo sulle spese e goodbye macellai. Non ho salvadanai da sceicco del Dubai e mi verrebbe da devolvere l’otto per mille a Snai. Io sono pane per gli usurai ma li respingo, non faccio l’ Al Pacino, non gratto, non vinco, non trinco nelle sale bingo, man mano mi convinco che io sono un eroe perché lotto tutte le ore. Sono un eroe perché combatto per la pensione, sono un eroe perché proteggo i miei cari dalle mani dei sicari e dei cravattai, sono un eroe perché sopravvivo al mestiere. Sono un eroe straordinario tutte le sere, sono un eroe e te lo faccio vedere. Ti mostrerò cosa so fare col mio super potere. Stipendio dimezzato o vengo licenziato, a qualunque età io sono già fuori mercato, fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato, invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera, io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera! Su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari, quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari. Finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini, ne’ l’Uomo Ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini farebbero ciò che faccio io per i miei bambini. Io sono un eroe.”
Tutti i giorni, senza distinzioni di stagioni, d’età, di stipendio, il mondo del precariato lotta per la sopravvivenza della propria famiglia. Eroi giornalieri per i quali nessun film verrà proiettato. Solamente in due casi poche parole verranno spese: nel primo caso se qualche fortunato precario vincerà al superenalotto cambiando vita, nel secondo caso se un lavoratore di tutti i giorni perderà la propria sul lavoro. Tutto o niente. Riflettiamoci su.

Calogero Parlapiano - tratto da "ControVoce"

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