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sabato 11 giugno 2011

Referendum 2011: le ragione del SI e del NO. Domani e lunedì italiani alle urne per i 4 quesiti

Domenica e lunedì arriva il referendum che propone 4 schede. Ecco le ragioni del SI e del NO per l’acqua, per le centrali nucleari e per il legittimo impedimento. Napolitano andrà a votare, Berlusconi no. Questa volta si raggiungerà il quorum del 50% più uno?


Prima ancora che il risultato del referendum, ciò che sarà importante domenica e lunedì 12 e 13 giugno riguarda il quorum da raggiungere. Secondo i calcoli affinché il referendum sia valido, dovranno recarsi al seggio un minimo di 24 milioni circa di persone.
Proprio su questo punta il governo, contrario all'abrogazione di ognuno dei quattro quesiti referendari che riguardano acqua (due), nucleare e legittimo impedimento. Berlusconi ha già annunciato che non andrà a votare mentre il Presidente della Repubblica Napoletano si recherà alle urne. Si recheranno al voto anche Bersani (Pd), Di Pietro (Idv) e Vendola (Sel). No al voto da parte di Bossi (Lega Nord). Sostanziale libertà di scelta espressa invece da Fini (Fli) e Casini (Udc).
Il quesito ritenuto il tema più caldo riguarda il nucleare. Si vota per l’abrogazione della norma che consentirebbe al governo nei prossimi anni di costruire sul territorio italiano centrali nucleari.
La maggioranza voleva evitare che si votasse in questo momento in cui l’onda emotiva inevitabilmente porterà la stragrande maggioranza delle persone a votare contro il nucleare, soprattutto dopo i fatti di Fukushima e i sempre riproposti fatti di Chernobyl.
Ma si vota anche per la privatizzazione dell'acqua (abolizione della norma che obbliga alla cessione di un minimo del 40% delle società che gestiscono i servizi) e per il legittimo impedimento.
Quest’ultimo viene considerato il referendum più politico dei quattro, perché costituisce il tentativo di abolizione di una norma che viene accostata direttamente al presidente del consiglio Berlusconi. Tale quesito è stato voluto dall’Italia dei Valori.
A prescindere da come la si pensi, a prescindere che vinca il SI oppure il No, andare in massa alle urne a votare sarebbe un segnale forte di partecipazione popolare per una nazione, l’Italia, che spesso sembra lasciarsi scivolare tutto addosso, senza reagire in alcun modo.
Andare a votare è sia un dovere che, soprattutto, un diritto. Migliaia di persone nella storia hanno lottato per ottenere la possibilità di esprimere un giudizio politico, di contribuire a pilotare il destino del proprio Paese. Nel 2011 abbiamo pieno esercizio di queste facoltà, costata la vita a così tanti “pionieri della giustizia”, che non andare a votare significherebbe svalutare la bontà di queste battaglie sociali così importanti. Non facciamo decidere agli altri quello che sarà del nostro futuro: non conta il Sì o il No, conta dimostrare partecipazione alle cose pubbliche e politiche del paese.
Tra i quesiti del Referendum 2011 c’è quello sull’acqua pubblica (o privata, a seconda della scelta che ognuno fa). Chi si recherà alle urne con l’intento di contrassegnare il quadratino con la scritta “Sì”, ritengono che l’acqua in quanto bene collettivo, debba essere gestito dal servizio pubblico nazionale. Questo per evitare soprattutto speculazioni da parte delle imprese private, o ridurre la possibilità che le ecomafie possano infiltrarsi nel mercato. Gli italiani che vogliono l’acqua pubblica ritengono che lo Stato sia in grado di gestire in maniera efficiente e trasparente l’acqua, mantenendo i prezzi certamente più bassi rispetto a un privato. Inoltre, l’autonomia degli enti privati rischierebbe di rendere eventuali rivalse molto difficili da sciogliere.
Anche il popolo del “No” è piuttosto compatto sulle proprie scelte e opinioni. Pensano specialmente che “a un maggior prezzo corrisponde un maggior servizio”, facendo leva sulle stime che segnalano come il 50% dell’acqua potabile vada persa nelle tubature, e che comunque il servizio non valga l’importo in bolletta. Inoltre, i sostenitori del “No” all’abrogazione evidenziano come l’Autority debba impegnarsi a garantire che le procedure di appalto si svolgano nel pieno rispetto delle regole.
Ecco il dettaglio delle 4 schede.
Referendum popolare n. 1: scheda rossa
È il primo dei due quesiti sulla privatizzazione dell’acqua pubblica: votando SI, si esprime la volontà di abrogare quelle norme che allo stato attuale consentono l’affidamento ad operatori economici della gestione dei servizi pubblici. Votando NO tutto rimane così com’è.
Referendum popolare n. 2: scheda gialla
È il secondo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica: votando SI, l’elettore esprime la volontà di abrogare le norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, l’importo della quale prevede oggi anche la remunerazione del capitale investito dal gestore. Votando NO tutto rimane così com’è.
Referendum popolare n. 3: scheda grigia
È il quesito sul nucleare: votando SI, l’elettore esprime la volontà di abrogare le nuove norme riguardanti la possibilità di produrre, in Italia, energia elettrica a partire da centrali nucleari. Votando NO tutto rimane così com’è.
Con questo quesito referendario si chiede l’abolizione di una parte del decreto legge (“disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno) che permette la costruzione e l’utilizzo di nuove centrali per l’energia atomica in Italia. Cosa cambia col voto: se vince il SI: in Italia non verranno costruite centrali elettriche nucleari. Una è prevista anche nella a noi vicina Palma di Montechiaro. Se vince il NO: rimane valido il permesso di costruire centrali nucleari nel nostro territorio nazionale.
Referendum popolare n. 4: scheda verde
È il quesito sul legittimo impedimento: votando sì l’elettore esprime la sua volontà di abrogare la legge che consente al Presidente del Consiglio e ministri di decidere di non comparire in Tribunale nei processi che li riguardano.
Il referendum chiede la cancellazione totale della legge che permette a premier e ministri di non presentarsi in udienza invocando il legittimo impedimento, ovvero l'impossibilità di presentarsi davanti ai giudici derivante da impegni istituzionali. In origine la norma consentiva al premier e ai ministri di autocertificare il proprio impedimento; dopo la sentenza della Consulta invece l'impedimento deve essere stabilito dal giudice, che tuttavia difficilmente può negarlo.
Cosa cambia col voto: se vince il SI: il legittimo impedimento viene cancellato, i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge. Se vince il NO: il legittimo impedimento rimane invariato, premier e ministri possono invocarlo.
Ogni elettore potrà scegliere di ritirare e di votare tutte o solo alcune schede. La preferenza andrà indicata apponendo una croce sul SI o sul NO con la matita copiativa fornita dal seggio. Si raccomanda l’attenzione a non sovrapporre le schede al momento di votare, in quanto la croce apposta sulla prima scheda potrebbe trasferirsi anche a quelle sottostanti.
Il SI indica la volontà di abrogare le norme indicate, il NO esprime la volontà di mantenere tali norme così come sono oggi.
Per avere validità, il referendum dovrà raggiungere il quorum, vale a dire che dovrà recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto.
Si vota domenica 12 giugno dalle 8 alle 22, e lunedì 13 giugno dalle 7 alle 15 presso i propri seggi di appartenenza segnati sulla tessera elettorale.

Calogero Parlapiano

3 commenti:

Vale N. ha detto...

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