Il 12 e 13 giugno si vota per l’acqua, il nucleare e il legittimo impedimento. I cittadini stanno ricevendo tutte le informazioni del caso? Il vicesindaco di Parigi a Burgio per sostenere l’acqua pubblica. A Sciacca invece l’amministrazione non ha ancora avviato la campagna di sensibilizzazione nonostante le promesse elettorali
“Ai referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno vota Si per dire No.
1 - Vota Si per dire No al nucleare.
2 - Vota 2 Si per dire No alla privatizzazione dell’acqua.
3 – Vota Si per dire No alla legge sul legittimo impedimento.
Ricordatevi che dovete pubblicizzarlo voi il referendum perché non faranno passare gli spot né in Rai né a Mediaset”.
Questo è il messaggio che da settimane circola sul web e che intende pubblicizzare il prossimo referendum dando un’indicazione di voto. Fondamentale sarà raggiungere il quorum e non sarà per nulla facile dato che, per scelta del governo, il referendum è stato posticipato alla seconda settimana di giugno, a scuole finite, quasi in estate e soprattutto non accorpandolo alle amministrative che avrebbero potuto portare più gente al voto referendario. Ovvie le proteste dei comitati pro referendum: “Si cerca di boicottarlo. Non vogliono che si raggiunga il quorum”. Si discute non solo sulla scelta d’opportunità ma anche sul fatto che tutto questo porterà un costo supplementare alle tasche dei cittadini italiani di quasi 400 milioni di euro, soldi pubblici che si sarebbero risparmiati se solo si fosse deciso per l’accorpamento delle date.
A giugno dunque, gli italiani saranno chiamati alle urne per decidere l’abrogazione delle leggi relative alla privatizzazione dell’acqua pubblica, all’installazione di centrali nucleari sul territorio italiano e alla legge sul legittimo impedimento.
La prima prevede la possibilità di abrogare il decreto 23-bis della Legge n. 133/2008, con il quale si stabilisce l’ingresso con una quota del 40% di capitali privati nelle società che gestiscono l’acqua pubblica, che diventano così società miste.
Il secondo quesito sempre in materia di acqua pubblica riguarda l’abrogazione dell’Art. 154, comma 1 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”. Esso prevede la possibilità di avere profitti sulla gestione dell’acqua pubblica in relazione con il capitale investito. Questo comporterà, fra l’altro, un aumento delle tassa idrica senza dare necessariamente un’effettiva garanzia di miglioramento qualitativo dell’offerta.
Il terzo quesito, quello più discusso in questi giorni, stabilisce l’abrogazione delle norme per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Seppure il governo abbia sospeso le norme relative alla costruzione di nuove centrali nucleari nella giornata del 19 aprile, bisognerà attendere il responso della Corte Costituzionale, che dovrà decidere se questo sia sufficiente ad annullare il quesito referendario.
Infine, i cittadini dovranno decidere se abrogare totalmente la legge relativa al legittimo impedimento. Tale legge è già stata parzialmente bocciata dalla Corte Costituzionale che aveva eliminato la possibilità per il presidente del Consiglio dei ministri di non presentarsi alle eventuali udienze dei processi in cui sono coinvolti, senza che i giudici potessero avere la possibilità di verificare la validità delle giustificazioni presentate.
Quello che emerge in questi giorni è la scarsa conoscenza che i cittadini hanno di questo referendum. Colpa anche di coloro che, come detto nel post che gira sul web, faranno di tutto per non fare passare le dovute informazioni sui principali canali televisivi. Il dato che emerge in maniera predominante è che, anche laddove i cittadini sanno del referendum, spesso hanno una conoscenza solo parziale dei quesiti proposti. Un altro dato importante è che solo la metà degli intervistati ha dichiarato che si recherà alle urne nei giorni utili. Una piccola percentuale non sa se andrà a votare.
Probabilmente quello che manca è appunto un’adeguata “pubblicità”. Sembra necessaria, infatti, una campagna informativa trasmessa sui principali mass media, per permettere a tutti di conoscere l’esistenza del referendum e stimolare, chi volesse, ad approfondire meglio i temi in questione. Anche per comprendere che se ad esempio si è “contro” il nucleare bisognerà esprimersi con un SI e se invece si è “favorevoli” bisognerà farlo con un NO.
“L'acqua è un pezzo della politica e della cultura del futuro e per questo ci piace l'idea di lavorare ad un gemellaggio ideale con l'Acquedotto di Parigi, ad un percorso cioè di scambio, di conoscenza, di informazioni e di buone pratiche. Noi vorremmo che il tema dell’acqua incrociasse il tema dell’energia così come anche il tema dei rifiuti. L’acqua, i rifiuti e l’energia sono gli ingredienti fondamentali di quella cultura moderna che non può che essere cultura della sostenibilità e della democrazia”. Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola incontrando Anne Le Strat, vice sindaco di Parigi con delega ai servizi idrici, nell’ambito di una giornata di lavori, organizzata dall’Acquedotto pugliese, dedicata all’acqua e ad uno scambio di best practice. Proprio Anne Le Strat sarà a Burgio per sostenere la campagna referendaria siciliana e nazionale, e portare la propria esperienza politica in merito alla ripubblicizzazione delle reti. “Siamo felici di essere tornati al pubblico dopo 25 anni di gestione privata dell’acqua - ha detto Anne Le Strat sottolineando la - condivisione di pensiero” con il presidente Vendola sulla “gestione pubblica dell'acqua quale modo migliore per gestirla”.
Facendo riferimento al referendum del 12 giugno che ha, tra i tre quesiti, quello sul “rifiuto del decreto Ronchi che impone in maniera selvaggia processi di privatizzazione dell’acqua con argomenti truffaldini” e ricordando che sono state raccolte un milione e mezzo di firme, oltre tre volte il numero sufficiente per avere diritto al referendum, Vendola ha detto che “quel giorno mette paura alla grande lobby dei privatizzatori e anche al governo nazionale che insieme hanno deciso di provare a manipolare le norme e hanno deciso di impedire al popolo italiano di esprimersi sul referendum”.
In Sicilia è il comune di Menfi capeggiato dal sindaco Michele Botta (Pdl) ad avere avviato una robusta campagna di sensibilizzazione organizzando, insieme ai comitati, anche una marcia per l’acqua pubblica che da Menfi si è conclusa a Tappeto, in provincia di Palermo, sulla scia di Danilo Dolci. Queste invece l’opinione di Beppe Grillo in merito alle ultime dichiarazioni di Berlusconi sulla parte di referendum che riguarda le centrali nucleari.
Le parole pronunciate ieri da Berlusconi segnano il confine tra la fine della democrazia in Italia e la sua, pur fioca, sopravvivenza: “Siamo assolutamente convinti che l'energia nucleare è il futuro per tutto il mondo. La moratoria è servita per avere il tempo che la situazione giapponese si chiarisca e nel giro di 1-2 anni l’opinione pubblica sia abbastanza consapevole da tornare al nucleare, l’accadimento giapponese a seguito anche di sondaggi che abitualmente facciamo ha spaventato ulteriormente i nostri cittadini, se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire” ha detto il premier. Il governo “responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione e che, magari, dopo un anno, forse due anni, si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare, i molti contratti stipulati non vengono abrogati, stiamo continuando e decidendo di mandare avanti molti settori di questi contratti come quelli relativi alla formazione”.
In queste parole c’è il totale disprezzo del cittadino, della volontà popolare.
La Cassazione deve pronunciarsi sul referendum contro il nucleare. Il Governo ha ritirato la legge per la costruzione delle nuove centrali per riproporla tra un anno (parole pubbliche del capo del Governo) nella speranza che il disastro di Fukushima venga dimenticato. L’Ufficio centrale della Cassazione, presieduta da Capotosti, deve decidere se il referendum si terrà ugualmente. Se lo cancellerà sarà complice.
L'articolo 39 della legge 352/1970 prevede “se prima della data dello svolgimento del referendum, la legge, o l’atto avente forza di legge, o le singole disposizioni di essi cui il referendum si riferisce, siano stati abrogati, l’Ufficio centrale per il referendum dichiara che le operazioni relative non hanno più corso”.
Qui, come è chiaro, non si vuole abrogare nulla, solo far passare il tempo. La Cassazione è di fronte a un bivio.
Insomma l’obiettivo dichiarato è quello di non far svolgere il referendum sul nucleare per evitare che tutti votino contro le centrali e riproporre la loro costruzione quando le acque (di Fukushima) si saranno calmate.
A Sciacca intanto, fino al momento, poco si sta facendo per pubblicizzare il referendum. L’amministrazione comunale, dopo aver inserito la ripubblicizzazione dell’acqua nel programma elettorale e a parte qualche dichiarazione ufficiale, non se ne sta occupando granchè, a differenza di Menfi e Burgio. A Sciacca insomma continua la saga di una telenovelas che non passa mai di moda: “Parole, parole, parole”. Ma di fatti nemmeno l’ombra.
Calogero Parlapiano - tratto da "Controvoce"
giovedì 28 aprile 2011
Arriva il Referendum del 12 e 13 giugno 2011
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