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domenica 2 novembre 2008

La festa dei morti: tra storia e tradizioni, tra fede e paganesimo


La Sicilia è terra ricca di tradizioni e feste popolari molto antiche che si tramandano da generazioni e che ne fanno una regione affascinante e allo stesso tempo misteriosa. Alcune di queste sono accompagnate da leggende e credenze che mescolano il sacro con il profano, la realtà con la fantasia. È il caso del 2 novembre, giorno dedicato alla commemorazione dei defunti, che da queste parti viene vissuto in maniera tutt’altro che triste, tanto da essere chiamato il giorno della Festa dei Morti. I cari defunti, che nell’immaginario collettivo sono cupi e addolorati, si trasformano in generosi e burloni e la notte tra l’1 e il 2 novembre abbandonando per qualche ora le loro eterne dimore, distribuiscono giocattoli, dolci e vestiti ai bimbi buoni, nascondendoli negli angoli più strani della casa. Al mattino ogni bambino inizia la sua frenetica corsa alla ricerca dei tanto attesi regali che di solito si trovano sotto il letto, sopra l’armadio, dentro i cassetti, ecc.. I maschietti generalmente trovano pistole giocattolo, robot, automobiline, trenini elettrici ed interi cantieri in miniatura; le femminucce trovano le classiche bambole che piangono senza il ciuccio, Barbie, cucine con tutto il pentolame al seguito. Poi tutti assieme si va al cimitero a portare fiori, a ringraziare i propri cari per la loro generosità e a ricordarli come quando erano in vita.
Un’antica tradizione questa, un tempo attesa più del Natale, che ancora una volta mette in luce lo spirito festaiolo e allegro che caratterizza i Siciliani e li contraddistingue in tutto il mondo. Ovviamente non può esistere una festa che non abbia delle specialità gastronomiche al seguito. Il dolce tipico per eccellenza è la frutta di martorana, detta anche pasta reale, realizzata con farina di mandorle e zucchero. Il nome di questo dolce deriva dalla chiesa della Martorana di Palermo, dove nel XII secolo le monache lo preparavano in occasione della festa di Tutti i Santi. Oggi i pasticceri hanno raggiunto livelli tali da riuscire a riprodurre fedelmente non soltanto frutta ma anche crostacei, panini con salame o panelle, piatti di spaghetti al sugo, talmente belli che sembra quasi un sacrilegio mangiarli. La frutta martorana viene in genere servita in grossi cesti, assieme a frutta secca e biscotti tipici, come i mustazzoli (ossa di morto). Oltre alla martorana esistono i pupi di zuccaru, vere e proprie bambole realizzate con zucchero e poi colorate a mano, che raffigurano paladini, personaggi dei cartoni animati e delle favole. Coloro che non amano i dolci possono stare tranquilli, perché anche il loro palato è accontentato. Difatti al mattino presto, in tutti i panifici, si possono trovare le muffolette, delle pagnotte da condire con pomodoro, sarde e cipolla e da mangiare ancora calde. In occasione della festa vengono allestiti dei mercatini dove è possibile trovare di tutto: dolci, giocattoli ed oggetti bizzarri e curiosi.Eppure oggi se un bambino vestito da mostriciattolo viene a suonare alla porta brandendo la frase “Dolcetto o scherzetto” e pretendendo da noi dolci in cambio di protezione, o se veniamo invitati ad una festa in maschera in mezzo a streghe, vampiri e zombie, o se qualcuno arreda la casa con zucche vuote illuminate da una candela, quasi non ci facciamo più caso e accettiamo passivamente la trasformazione della Festa dei Morti in Halloween. Questa nuova festa, arrivata da noi dagli Stati Uniti grazie ai centinaia di telefilm made in U.S.A che popolano la nostra televisione, in realtà ha origini molto antiche e si fa risalire alla tradizione celtica del V secolo a.C. Secondo la leggenda, il 31 di ottobre gli spiriti dei defunti vagavano per la terra alla ricerca di un corpo da possedere per ritornare in vita. I celti, al fine di scoraggiare gli spiriti, spegnevano ogni fuoco, rendevano fredde le loro case e si abbruttivano il viso e il corpo. La tradizione è poi giunta in America nel 1840, quando gli irlandesi emigrarono verso il nuovo mondo. Oggi gli americani l’hanno trasformata in una festa in maschera, simile al nostro carnevale ma in versione horror, ed è un modo come un altro per ridere dell’idea della morte. Queste due tradizioni, generate dallo stesso principio ma sviluppatesi in maniera del tutto differente, ci mostrano ancora una volta quanto il mondo sia vario e allo stesso tempo bello. È giusto conoscere e capire gli altri, ma questo non vuol dire emularli a tal punto da dimenticare da dove veniamo e quali tesori possediamo già. Chissà se ci riusciremo.


La "festa dei morti" in Sicilia è una ricorrenza molto sentita, risalente al X secolo viene celebrata il 2 novembre, per commemorare i defunti.Si narra che anticamente nella notte tra l'1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni.Oggi questi doni vengono acquistati dai genitori e dai parenti nelle tradizionali "fiere", che si svolgono in molte parti della Sicilia. Qui vi si trovano bancarelle di giocattoli e oggetti vari da donare ai bambini. Questi ultimi vengono poi nascosti in casa e trovati dai bambini, al mattino presto, con una sorta di caccia al tesoro.Oltre a giocattoli di ogni sorta, esiste l'usanza di regalare scarpe nuove talvolta piene di dolcetti, come i particolari biscotti chiamati "crozzi 'i mottu", ossa di morto e la frutta secca, biscotti e cioccolatini, la frutta di martorana e i pupi di zucchero, generalmente accompagnati da 'u cannistru', un cesto ricolmo di frutta secca. In alcune parti della sicilia viene preparata la muffoletta, "cunzata" la mattina del 2 Novembre, con olio sale pepe e origano.La giornata prosegue con la visita al cimitero dove riposano i loro defunti più vicini e più cari.In questi giorni e precisamente il 31 ottobre, vigilia della festa di Tutti i Santi, si celebra la festa di Halloween. Festa popolare di tipo pagano, importata dall'America, in cui sin dal tardo pomeriggio e fino a notte fonda i ragazzini organizzano party, balli e gare, indossano maschere macabre e mostruose e vanno in giro con cestini chiedendo dolcetti ai vicini di casa che usano lasciare cibo e doni fuori, sulle porte, o cestini ricchi di prelibatezze collocate, non fuori, ma all'interno delle abitazioni. Sempre per le anime dei defunti si intagliano delle rape per introdurvi candele illuminate. La zucca, contiene dei semi, e per questo si ricollega ad un significato di abbondanza e fertilità, e viene utilizzata per allontanare le anime dei morti.Tali usanze sopravvivono in alcune località della Sicilia, dove i "morti" sono soliti uscire durante la loro festa e compiendo dei percorsi antichi donare regali ai bambini. Ad Erice, i defunti escono dalla Chiesa dei Cappuccini, o a Cianciana in provincia di Agrigento, dove escono dal Convento di S. Antonino dei Riformati. A Partinico, presso Palermo, indossano un lenzuolo e, a piedi scalzi recando una torcia accesa e recitando litanie, percorrono alcune strade cittadine.Anche nel catanese, e per la precisione ad Acireale, durante la ricorrenza dei morti si usa che girino per la città indossando un lenzuolo funebre, e rubando i doni ai venditori per poi darli ai bambini.

Arrivano Ognissanti e la commemorazione dei defunti e si torna a discutere dell'abitudine di festeggiare all'americana, imitando sempre di più il tradizionale appuntamento con la festa di Halloween.Per dire di no a questa abitudine che non fa parte della tradizione e per riportare nelle scuole la festa dei Santi e dei defunti, oggi nelle scuole di Sciacca è in programma una distribuzione di immagini sacre da parte della parrocchia di Maria Santissima del Soccorso. L'iniziativa è organizzata dall'arciprete don Alfonso Tortorici e si è già svolta negli anni scorsi. Questa volta probabilmente alla festa di Halloween si darà minor peso, alla luce della situazione di disagio che sta vivendo il mondo scolastico con le proteste per la legge Gelmini. Il clero locale vuole comunque far notare che nelle scuole è ormai diventato obbligatorio festeggiare in qualche modo Halloween e ci si dimentica di dire ai bambini che non si tratta di una festa della nostra tradizione, che ancor peggio il suo contenuto è contro la nostra tradizione, e così via.
(da agrigentonotizie.it)
Una lunga storia e tradizione ci accompagna in questa festa dei morti, un culto che ha radici profonde, lontane, sentite, in un mix di religione e tradizioni popolari... ma pur sempre nostrane, italiche, sicule, saccensi... che nulla hanno a che vedere con le tradizioni distanti dell'America, dell'Irlanda o celtiche chi si vuole imporre a tutti i costi nella nostra nazione, più per business che per altro naturalmente.... La Sicilia ha un lungo percorso all'interno di questa festa, la visita ai cimiteri, le preghiere sulle tombe dei nostri cari defunti, i dolci tipici del periodo, i giocattoli, le bancarelle... sapori semplici, puri, antichi di una terra che sta perdendo la memoria.

5 commenti:

Matteo L. ha detto...

Molto più paganesimo direi. Però è forse l'unica festa interessante in tutta la tristezza dell'autunno...

Calogero Parlapiano ha detto...

si, infatti.. oggi ci si attesta sulle tradizioni che non ci appartengono più che sulle nostre.. stranezze dei nostri tempi... ciao!

Paola ha detto...

Quanto sarebbe stato meglio estendere a tutta l'Italia la tradizione siciliana anziché importare costumi di origine straniera.... ma imitare le cose che vengono da fuori piace di più!!! purtroppo. ciao, un caro saluto.

Kaishe ha detto...

Per me i primi due giorni di novembre solo pieni di una dolcezza assoluta.
Perciò questo ho trasmesso ai miei figli.
Non la voglia di mascherarsi... non lo dobbiamo già fare troppo?
Ma la serenità davanti alla morte e la speranza-certezza (definizione presa dall'enciclica Spe Salvi) che non sia la fine.
Un abbraccio a te, caro Calogero, e un sorriso ai tuoi lettori.

Calogero Parlapiano ha detto...

grazie a Paola e Kaishe per i vostri interventi che sicuramente condivido.. a risentirci presto.
buon inizio settimana a tutti. ciao