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mercoledì 16 aprile 2008

Gente sola, oppure no?

"Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!"

(Canto VI Purgatorio, Divina Commedia, Dante Alighieri)

Ahi serva Italia, albergo di dolore, nave senza guida durante la tempesta, non più Signora esemplare di intere nazioni ma bordello!

Il grande poeta italiano Dante Alighieri ha scritto questi versi diversi secoli addietro ma notate sostanziali differenze tra la situazione politica dell'epoca e l'attuale? Certo, oggi l'Italia è una nazione unita sotto la stessa bandiera, il tricolore, (durerà?) ma la crisi c'era e c'è, la confusione c'era e c'è, la servitù c'era e c'è, la sofferenza di molte classi sociali del paese c'era e c'è. Che Dante più che un poeta fosse un veggente? Che Dante avesse davvero letto il futuro di tutti noi durante il suo viaggio diviso tra Inferno, Purgatorio e Paradiso? Oggi come all'epoca dei comuni, l'Italia è divisa in fazioni, prima si chiamavano guelfi e ghibellini, adesso prendono il nome di partiti. Erano i capi, i leader per dirla con un termine moderno che guidavano le fazioni al tempo di Dante e manovravano la gleba come marionette, stesso discorso per il giorno d'oggi. Si dice che "più passa il tempo è più si impara dai propri errori", si dice che "sbagliare è umano ma perseverare è diabolico", eppure a distanza di secoli gli italiani e i siciliani, in particolare, non hanno capito niente. Si continua ad andare dietro alla singola persona, gli ideali sono buoni solo per fare da sfondo a slogan mercificati come patatine fritte, noi vogliamo essere, noi vogliamo continuare ad essere servi della gleba. E' questa la verità. Dante è andato in esilio, allontanato da affetti e amor di patria per andare incontro alle proprie idee, alla libertà, all'onestà intellettuale, è quello che dovremmo fare "tutti", è quello che dovrei fare anche io: andare, in un qualunque posto nel mondo, ma lontano da queste terre che vogliono continuare ad essere "di dolore ostello". La combattività, la grinta, le speranze ci sono sempre ma è dura constatare che sei solo (o quasi) contro tutti, contro chi non vuole crescere, contro chi continua a "baciare le mani" del leader di turno. Se la Sicilia avesse un'intelligenza pari alla sua bellezza naturale e culturale saremmo liberi e retti da moltissimo tempo. Il male della Sicilia è che è fatta da siciliani, gente isolata non geograficamente ma mentalmente (parlo, è chiaro, della stragande maggioranza, non della totalità della popolazione), gente che non conosce il significato di parole ormai acquistite in altri Stati: libertà, rettitudine, coscienza civica, onestà... Gente a cui ma schifo pronunciare i termini con i loro nomi perchè sano bene come stanno le cose.. gente anche succube perchè qua ci stanno marionette e burattini senza identità, senza personalità ma i pupari stanno su, al nord, a Roma (già, per noi Roma è nord), a Milano, lunghe fila uniscono questo territorio, ponti ben più inquinanti e contronatura.
Poi ci sono tutti gli altri, gli ermaginati, gli idealisti, coloro che lottano contro i mulini a vento, coloro che saranno esiliati, colpiti, arrestati o, perchè no?, coloro a cui dedicheranno un monumento su cui i colombi possano andare a cacare, un monumento commissionato e pagato da quegli stessi pupari perchè, si sa, l'immagine è tutto, una fotografia il giorno dell'inaugurazione, un bel discorso contro il male del mondo, un ricordo ai caduti o semplicemente ai morti e via... altro giro altra corsa...
Ci sono indecisi, persone che stanno in equilibrio, che non si espongono nè per il bene nè per il male, "mi tengo amici tutti, mi potrebbero tornare utili", gente infima, gente peggiore di chi sceglie di sbagliare, gente senza colore. Sia l'Italia, sia la Sicilia sono costituite poi da molta altra gente che sa pensare, che sa dividere le sfumature dai colori, che sa andare al di là, gente fiera, gente pulita, onesta, gente contro, gente in minoranza, gente sola.

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