
Il concetto di «aggressione giudiziaria» va quindi corretto, ribaltato: nel 1994 Berlusconi è un privato imprenditore che sente sul collo - come molti altri, del resto - il fiato del pool milanese. S’inventa politico per fermare la macchina giudiziaria ed evitare processi e inchieste e per salvare il proprio regno: Fininvest ha debiti per circa 5 mila miliardi di lire. Se lo dice Confalonieri...
Se si ha chiara questa prospettiva, diventa più facile la lettura degli ultimi sedici anni di vita del paese e di quell’unico ossessivo leit motiv che è il nodo politica-giustizia. I processi innanzitutto. Berlusconi novella numeri da tregenda per dare corpo alla persecuzione: 102 processi che hanno visto decine e decine di giudici occuparsi di lui; centinaia di perquisizioni subìte negli anni dalle sue aziende; 200 milioni di euro di parcelle per gli avvocati. Spesso il numero 102 lievita a 106, perfino a 109. Bene, i processi sono 24 di cui 16 arrivati a dibattimento (12 conclusi e 4 ancora aperti) e otto conclusi in fase di indagine preliminare tra cui le inchieste di mafia a Firenze e Palermo. Il premier è cittadino incensurato ma le sentenze di assoluzione sono solo tre, di cui una con formula piena e due con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove. Due volte è stato assolto perchè aveva provveduto, nel frattempo, a modificare il reato a lui contestato. Due sono state le amnistie. Per cinque volte si è salvato con le attenuanti generiche.
La contabilità processuale del premier in questi sedici anni di governi Berlusconi fraseggia e interloquisce, contestazione dopo contestazione, con ben 18 leggi ad personam, venti se contiamo le due in discussione alle Camere. Otto tutelano gli affari di famiglia - scudi, sanatorie, segreti di stato -, dodici intervengono sui reati e sulla procedura. Soprassediamo su alcune che hanno scritto pagine indimenticabili di cronaca parlamentare. Citiamo, in quanto memorabile, quella sugli aracnidi, ragni, scorpioni, vedove nere e dintorni. Era il 28 luglio 2003 quando il presidente della Camera Pierferdinando Casini aprì la seduta scandalizzato dal fatto che tra le tante leggi ad personam il Parlamento dovesse perdere tempo anche con il divieto di commercio e detenzione di aracnidi solo perchè, l'aveva scritto l'allora inviato de La Stampa Augusto Minzolini oggi direttore del Tg1, il vicino di casa del Cavaliere ad Arcore era un appassionato delle singolari bestiole.
«Tutti i processi del Presidente» racconta di questo: di come ad ogni coinvolgimento giudiziario il tycoon premier ha risposto non sottostando alla legge che dovrebbe essere uguale per tutti. Forse perchè, come avrebbe detto Orwell e hanno confermato i suoi legali ai giudici costituzionali chiamati a discutere il Lodo Alfano, Berlusconi è «più uguale».
19 gennaio 2010 (L'Unità)
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